Terremoto Amatrice, la Cassazione conferma le condanne per i crolli di due palazzine

La Corte di Cassazione ha confermato le condanne nel processo per i crolli di due palazzine di piazza Augusto Sagnotti ad Amatrice.

Terremoto Amatrice, la Cassazione conferma le condanne per i crolli di due palazzine

Non fu solo il terremoto a causare 19 vittime in seguito al crollo di due palazzine, ex Iacp (Ater), in piazza Augusto Sagnotti ad Amatrice, il comune del Reatino raso al suolo dal sisma del 24 agosto 2016. A stabilirlo, con due condanne definitive, è stata la Corte di Cassazione al termine del processo nato dall’inchiesta della Procura di Rieti che aveva appurato pesanti responsabilità sul conto di chi aveva costruito i due immobili di edilizia popolare in spregio a ogni regola. Il pg aveva chiesto di confermare le condanne e così hanno deciso i giudici per le posizioni degli ultimi due imputati ancora in vita, sui cinque inizialmente finiti sotto processo.

La Corte di Cassazione ha confermato le condanne nel processo per i crolli di due palazzine di piazza Augusto Sagnotti ad Amatrice

La Cassazione ha dunque ribadito le condanne a 9 anni di reclusione per Ottaviano Boni, all’epoca direttore tecnico dell’impresa costruttrice Sogeap e a 5 anni per Maurizio Scacchi, geometra della Regione Lazio-Genio Civile. La quarta sezione penale ha respinto o dichiarato inammissibili i ricorsi degli imputati e anche dei responsabili civili, Ater e Regione Lazio, ma a carico della Regione è stata esclusa la responsabilità civile solo per la posizione di Boni. Tutti gli imputati dovevano rispondere dell’accusa di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, crollo di edificio e disastro colposo.

Il Tribunale di Rieti – con piena conferma della Corte di Appello di Roma – in primo grado aveva condannato a 9 anni di reclusione Boni e a 5 anni e 8 mesi Scacchi, a 8 anni l’amministratore unico della stessa azienda, Luigi Serafini, a 7 anni l’allora presidente dell’Iacp, Franco Aleandri, a 7 anni, l’ex assessore del Comune di Amatrice, Corrado Tilesi, ma questi ultimi tre imputati nel frattempo sono deceduti. Le sentenze di primo e secondo grado avevano evidenziato che le cause del crollo delle due palazzine gemelle erano da attribuire a errori di calcolo e costruzione, accogliendo l’impianto accusatorio della Procura di Rieti. Dunque, come evidenziato dai giudici e sostenuto dal pm Rocco Gustavo Maruotti, che aveva coordinato le indagini sui due crolli, non fu solo il sisma a radere letteralmente al suolo le due palazzine di piazza Sagnotti, ma le concause umane e i precisi profili di responsabilità degli imputati. Perché, come hanno sostenuto le perizie e i pareri degli esperti consultati dagli inquirenti, la scossa che ebbe come epicentro il vicino comune di Accumoli non fu un evento “eccezionale ” né ebbe “effetti eccezionali”.

Il legale dei familiari delle vittime: “È stata fatta giustizia per intere famiglie sterminate quella notte”

“Oggi la Cassazione ha scritto una pagina di verità e giustizia per i parenti delle vittime” ha commentato l’avvocato Wania Della Vigna, legale di 42 parti civili. “È stata fatta giustizia per intere famiglie sterminate quella notte. La Cassazione – ha aggiunto il legale – ha confermato che gli inquilini non sono morti per una calamità naturale, come può essere un terremoto, ma per precise responsabilità umane. Le palazzine ex Ater, costruite con i soldi pubblici, erano affette da attività illecite a partire dalla progettazione e dalla costruzione in totale difformità al progetto iniziale, dall’assenza di controlli e verifiche, fino al tentativo, più recente, di ‘mettere a posto le carte’. Le due palazzine sono crollate come castelli di carte, senza lasciare scampo a chi le abitava, tra l’altro ignorando che fossero completamente abusive. La loro morte poteva e doveva essere evitata”.