Terremoto in Molise, il numero degli sfollati sale a quota 340. E la Regione resta spaccata a metà: dopo una settimana ancora chiuso al traffico il viadotto che collega l’entroterra alla costa

Sale a quota 340 il numero degli sfollati per il terremoto che ha colpito il basso Molise

Sale a quota 340 il numero degli sfollati per il terremoto che ha colpito il basso Molise. Due le scosse più forti, una il 14 agosto e la seconda il 16, che hanno causato qualche crollo e messo fuori uso alcune case più vecchie e capannoni. “Danni non enormi”, come affermato oggi dal Capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, che ha incontrato i 21 sindaci dei paesi del cratere molisano, “ma la situazione resta di allerta massima”.

Sono piccoli paesini quelli colpiti dal terremoto in cui adesso il rischio maggiore è l’isolamento. Soprattutto per alcuni, in primis Guardialfiera (Campobasso), difficilmente irraggiungibile. Si tratta del piccolo centro che si trova proprio a ridosso del viadotto del Liscione, un ponte lungo circa sette chilometri che corre su una diga, e che a causa del sisma risulta chiuso al traffico per effettuare le verifiche ormai da venerdì scorso. Si tratta dello snodo fondamentale per collegare Campobasso e Termoli dove ci sono molte industrie, Fiat in primis, che danno lavoro a tanti molisani. Una Regione praticamente spaccata a metà a causa del terremoto. Anche perché i collegamenti su ferro tra i due grossi centri sono ormai inesistenti.

Il presidente della Regione, Donato Toma, ha fatto sapere che il viadotto dovrebbe riaprire al traffico quasi sicuramente nella giornata di lunedì. Nel frattempo i lavoratori sono costretti a fare giri infernali per arrivare sul proprio posto di lavoro in una Regione che sui trasporti è ai livelli del terzo mondo e gli abitanti del cratere sperano che lo sciame sismico si plachi al più presto.