Il dado non è tratto, ma qualcuno ha già buttato i numeri sul tavolo. A via della Scrofa si ragiona in modalità risiko: dare il via libera al terzo mandato per i governatori – tradotto: salvare Luca Zaia in Veneto – garantirebbe a Fratelli d’Italia un triplo colpo da maestro. Uno: si tiene il Veneto blindato. Due: si lancia un siluro sotto la linea di galleggiamento del PD, dove Elly Schlein è ancora prigioniera del campano Vincenzo De Luca. Tre: si manda un messaggio chiaro agli alleati sempre meno allineati.
Il punto è che si vuole evitare a tutti i costi il cappotto alle prossime regionali d’autunno ovvero il 4-1 a favore dei tre tenori Schlein Conte Bonelli. Un ko che metterebbe seriamente a repentaglio la tenuta del governo Meloni. Il problema? Siamo a metà giugno e le lancette corrono. Ma la soluzione sussurrata nei corridoi del potere è degna del manuale Cencelli 2.0: una mini-proroga, sei mesi di ossigeno per i governatori uscenti, giusto il tempo di slittare a primavera 2026. Magari unificando le regionali con le amministrative: un colpo solo, due elezioni. Un modo per prendere tempo e far saltare la finestra primaverile in caso di richiesta di elezioni anticipate.
Terzo mandato, i nemici sono interni
Peccato che Forza Italia si stia mettendo di traverso. I meloniani iniziano a perdere la pazienza: dicono che Tajani è diventato un freno a tutto. E non solo per la questione governatori: ha già dato segnali d’indipendenza anche sul fronte della cittadinanza, rilanciando (post referendum, guarda caso) lo ius scholae, versione zuccherata dello ius soli. Salvini, intanto, ringhia. Non vuole sentire parlare di cittadinanza facile, ma soprattutto è in pressing sulla pace fiscale, la rottamazione delle cartelle su cui ha basato mezzo programma elettorale. Risposta di Tajani? No grazie, al massimo si parla di “incrostazioni” e di “condoni per i furbi”. Tradotto: Tajani sta diventando più ingombrante per Meloni che per Salvini. E nel frattempo il centrodestra unito è sempre più unito solo nelle riunioni e nelle foto di posa. Giorgia guarda avanti, ma sente i nemici arrivare alle spalle. E quelli azzurri fanno più male di quelli del PD.