Test di medicina, caos nelle scuole

di Monica Tagliapietra

Poveri studenti. Sognano il camice bianco, i più fortunati di ereditare lo studio del papà, ma quest’anno per loro tutto è un incubo, stretti tra due fuochi, quello della maturità e quello dei test. Le prove per l’ingresso ai corsi di studi a numero chiuso sono state anticipate al prossimo 8 aprile e il risultato è stato quello di catapultare migliaia di ragazzi in un incubo, non riuscendo a studiare per l’esame necessario al diploma e allo stesso tempo per quello fondamentale per diventare matricole. Il Ministero ha assicurato di aver trovato la soluzione migliore possibile per gli aspiranti dottori, ma il risultato è stato il solito pasticcio all’italiana.

Caos tra i banchi
Ai ragazzi è stata tolta l’importante e un po’ romantica “notte prima degli esami”. Sono stati scippati della spensieratezza della maturità. E tutto questo perché devono prepararsi ai test previsti tra una settimana. Se non superano quelli niente università. Ma porte chiuse a Medicina pure se non si ottiene il diploma di scuola superiore. Un dilemma. Le due cose sono difficilmente conciliabili. I prof, dai licei agli istituti tecnici, sono inferociti. Quest’anno non devono gestire soltanto la poca voglia di studiare dei ragazzi o le loro ansie per l’esame. Gli studenti guardano solo la data dei test e hanno chiuso i libri. Lo scorso anno, quando le prove per l’ammissione all’università erano a luglio, era andata un po’ meglio. Ora coincidono con quello che nelle scuole superiori dovrebbe essere il periodo dedicato allo sprint finale. Senza contare che solitamente a Medicina la percentuale degli ammessi è bassa e che sei candidati su sette verranno eliminati, essendo disponibili appena 10 mila posti. Tutti elementi che fanno aumentare l’ansia nei ragazzi. Un’altra occasione agli aspiranti medici viene data con un secondo test nazionale, previsto il 29 aprile, nelle università statali di Roma, Milano, Napoli e Bari, ugualmente in graduatoria nazionale, ma con l’ulteriore difficoltà che è solo in lingua inglese.

C’è chi molla
Gli iscritti ai test sono intanto 15 mila in meno dello scorso anno, essendo passati da 84 mila a 69 mila. Le domande previste nelle prove, come nel 2013, sono 60, ma a cambiare è il peso delle singole discipline, più sbilanciato verso le materie maggiormente attinenti al corso di laurea prescelto. Chimica passa da 8 a 10 quesiti, biologia da 14 a 15, cultura e logica da 30 a 27, e matematica resta a 6. I candidati avranno 100 minuti a loro disposizione e il punteggio prevede un punto per ogni risposta esatta, zero per quella non data e -0,25 per ogni errore.

I favoriti
Ad essere favorito per l’accesso all’università è così chi è libero, quelli che tentano il test magari per la seconda o terza volta e hanno solo quel pensiero, avendo superato da tempo lo scoglio della maturità. In futuro, chi vuole tentare l’ingresso nella facoltà dei sogni dovrà studiare con almeno due anni d’anticipo e scegliere possibilmente un liceo più scientifico, con materie più attinenti ai test, visto che già oggi i più svantaggiati sono i geometri, ragionieri e periti industriali. Ora, però, uscire dal pasticcio di una doppia e difficile preparazione è difficile. Una situazione che rischia di diventare la prima vera grana per il neo ministro dell’istruzione, la montiana Stefania Giannini.

Le giustificazioni
Ma perché i test sono stati anticipati ad aprile? La scelta è stata dettata da una determinazione del Consiglio nazionale universitario, che ha individuato quella data come quella per il possibile allineamento con le altre scuole internazionali, visto che non in tutti i Paesi la scuola finisce a giugno come in Italia. Anticipare le prove d’accesso all’università, secondo gli esperti crea le condizioni giuste perché tutti possano venire a studiare nel Belpaese. In Italia, del resto, si sono anche aperti corsi di laurea in lingua inglese come ingegneria e scienze biologiche. Una graduatoria unica nazionale, secondo il Consiglio nazionale universitario, permette poi una sorta di scorrimento. In pratica: se ad esempio si sceglie Roma ma i posti sono finiti, perché sono entrati altri studenti piazzati meglio in graduatoria, si può andare in un’altra città e poi tornare, tutto entro l’inizio dei corsi di laurea. Vantaggi che non sono minimamente paragonabili però alle difficoltà che stanno incontrando gli studenti.

Universitari pronti alla guerra

di Alessandro Righi

Questa volta sul piede di guerra non ci sono soltanto gli studenti. L’anticipazione dei test d’accesso all’Università fa saltare sul banco della protesta anche i professori delle scuole superiori. Una scelta che sarebbe deleteria soprattutto per la preparazione agli esami di maturità, perché con i test fissati già nel mese di aprile diventa proibitivo prepararsi su entrambe le strade. Geni esclusi. Sembrerebbe che già moltissimi presidi abbiano deciso di prendere carta e penna per scrivere al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, per porre il problema della sovrapposizione dei tempi. “Anziché ridiscutere e superare il sistema si è riusciti anche quest’anno a peggiorarlo ulteriormente anticipando i test ad aprile”, ha commentato nei giorni scorsi Daniele Lanni, portavoce della rete degli studenti medi, “così facendo è stato compromesso anche il percorso formativo di migliaia di studenti medi. Svuotare di significato il percorso scolastico non può essere la soluzione”. Per ora fa ben sperare l’incontro voluto dal ministro Giannini con il Consiglio nazionale degli studenti universitari della scorsa settimana; in quell’occasione si sono registrate aperture ministeriali sia sul numero chiuso che sulle specializzazioni. Anche la rete degli studenti ha espresso il suo parere favorevole. Ora staremo però a vedere se dal Miur ci saranno cambi di direzione concreti.

Polemiche e proteste
Gli studenti italiani, all’ultimo anno delle superiori, e con l’intenzione di entrare a medicina, odontoiatria, veterinaria o architettura sono letteralmente in tilt e con le ore contate per la preparazione ai test d’accesso universitari. Le polemiche non mancarono nemmeno lo scorso anno quando i test erano previsti per il mese di luglio subito dopo la conclusione degli esami di maturità. Quest’anno si è andati anche oltre. Meno di un mese fa la protesta in piazza contro il numero chiuso e contro l’anticipazione dei test. Secondo l’Unione degli studenti universitari (Udu) l’anticipazione della data da parte del ministero è stata decisa per far sì che ci fossero meno domande d’accesso per i corsi a numero chiuso. E proprio per questo motivo ora l’Udu sta approntando una serie di ricorsi per smontare letteralmente il numero chiuso nelle università. E i tribunali amministrativi ben presto potrebbero trovarsi ad esaminare i ricorsi di una nutrita flotta di studenti. Solo nello scorso mese di febbraio sono stati almeno 1.000 gli studenti ricorrenti (in riferimento all’anno passato) ammessi, con riserva, dal Tar del Lazio.