Tetto al contante a 10mila euro: tutti i rischi dell’emendamento FdI fatto proprio dal governo

L’emendamento di FdI porta il limite del contante a 10mila euro e introduce una tassa da 500 euro, ampliando lo spazio di evasione e opacità

Tetto al contante a 10mila euro: tutti i rischi dell’emendamento FdI fatto proprio dal governo

Cambia il tetto del contante con un emendamento alla legge di bilancio, firmato da Fratelli d’Italia e che ha ottenuto il via libera del governo, che porta il limite per i pagamenti in banconote da 5.000 a 10.000 euro dal 2026. Nello stesso comma compare una “imposta speciale di bollo” da 500 euro per ogni operazione in contanti tra 5.001 e 10.000 euro. È scritto nero su bianco: chi vuole usare più contante può farlo, purché paghi un prezzo fisso allo Stato. Il risultato è che l’Italia si spinge al massimo consentito dal nuovo regolamento europeo anti-riciclaggio, trasformando una soglia nata per frenare il nero in un pedaggio per attraversarlo.

Una storia di soglie a elastico

Per capire quanto sia radicale la scelta bisogna tornare indietro. Nel 2022, con il governo Draghi, era stato fissato il minimo storico di 1.000 euro. Dal 2016 al 2020 il tetto era a 3.000; nel pieno della crisi del debito, tra il 2011 e il 2015, il governo Monti lo aveva portato a 1.000. Prima ancora il limite era salito e sceso più volte, usato come leva di rigore o di “stimolo ai consumi”. Ogni oscillazione ha avuto un significato politico preciso.

Con l’arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi la traiettoria si è rovesciata. Nella legge di bilancio per il 2023 il limite è stato alzato a 5.000 euro, rivendicato come gesto di “allineamento agli altri Paesi europei” e di tutela della libertà di chi vuole pagare in contanti. Ora l’emendamento raddoppia la posta e riporta il Paese al valore reale di inizio anni Novanta, quando il tetto di 20 milioni di lire fu introdotto per frenare riciclaggio e finanziamento illecito. L’Europa nel frattempo ha fissato un tetto uniforme a 10.000 euro lasciando agli Stati la possibilità di restare più in basso. L’Italia sceglie di arrivare esattamente al limite.

Dietro i numeri c’è la struttura tecnica della norma. La nuova tassa da 500 euro viene presentata come un disincentivo all’uso eccessivo del contante. In realtà crea un bivio. Un contribuente che deve pagare 6.000 euro in contanti si trova davanti a due possibilità: rispettare la legge, versare i 6.000 euro più 500 di imposta e l’IVA; oppure accordarsi con il venditore per un pagamento interamente in nero. Nel secondo caso scompaiono la tassa, l’IVA e ogni traccia della transazione.

Le opposizioni hanno colto questo aspetto. Il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia parla di “messaggio agli evasori”, un passo indietro nella storia del Paese. Angelo Bonelli, per Alleanza Verdi e Sinistra, avverte che alzare il tetto “facilita il riciclaggio e diventa un regalo alle mafie”. Stefano Patuanelli, per il Movimento 5 Stelle, ricorda che l’esecutivo si attribuisce i risultati sul recupero dell’evasione resi possibili da strumenti come la fatturazione elettronica mentre allarga le maglie sull’uso del contante. Sono giudizi politici, ma si appoggiano su un dato strutturale: l’Italia resta tra i Paesi con la quota più alta di economia sommersa.

Il Paese del sommerso strutturale

Le stime Istat indicano un’economia non osservata superiore ai 200 miliardi di euro l’anno, con oltre 100 miliardi di sotto-dichiarazione del valore aggiunto da parte di imprese e autonomi. È la parte di sommerso che vive della possibilità di incassare in contanti senza che resti traccia. Su questo terreno la Banca d’Italia, in uno studio sull’uso del contante, ha mostrato come l’aumento della soglia e dell’utilizzo di banconote sia collegato a un incremento misurabile dell’economia sommersa. Quando il limite è stato alzato da 1.000 a 3.000 euro nel 2016 l’effetto principale non è stato l’aumento dei consumi, bensì della sotto-dichiarazione.

L’emendamento di Fratelli d’Italia arriva quindi in un Paese in cui il contante è ancora il canale privilegiato per occultare reddito e in cui il divario tra IVA dovuta e IVA incassata rimane tra i più alti dell’Unione. Il regolamento europeo anti-riciclaggio ha scelto il tetto di 10.000 euro per chiudere la stagione delle transazioni senza controllo da decine di migliaia di euro in alcuni Stati membri, prevedendo che i Paesi con più evasione potessero continuare a tenere la soglia più bassa. L’Italia invece decide di spingersi al massimo, affidandosi all’idea che una tassa fissa basti a tenere tutto sotto controllo.

Bollo da 500 euro: chi paghera?

Resta una domanda che nessuna relazione tecnica ha sciolto: chi pagherà davvero i 500 euro di bollo per poter usare il contante oltre i 5.000 euro. È difficile immaginare che lo faccia chi ha un rapporto trasparente con il fisco, che può utilizzare strumenti tracciabili senza costi aggiuntivi rilevanti. Il rischio è che la norma diventi una valvola di sfogo per chi intende continuare a muoversi ai margini della legalità, scegliendo volta per volta se restare nella zona grigia del pedaggio o uscire direttamente nel nero.

L’innalzamento del tetto al contante non è un dettaglio tecnico di manovra. È un segnale di fiducia verso un modello di economia in cui la tracciabilità è percepita come intrusione invece che come garanzia di equità. Nel momento in cui l’Europa chiede più controlli e l’Italia si impegna a ridurre l’evasione come condizione per i fondi del Pnrr, l’emendamento sul contante mostra la gerarchia reale delle priorità di governo. A diecimila euro per volta.