Flop a raffica per i Migliori Mr. Bce ha perso il tocco fatato

tetto al prezzo del gas, Bruxelles non ha fretta e snobba la misura. Flop a raffica per i Migliori con Mr. Bce che ha perso il tocco fatato

La proposta italiana di un price cap generalizzato su tutte le importazioni di gas, tanto richiesta a gran voce dal Governo Draghi e sostenuta pure dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non decolla a Bruxelles.

“Se lo scopo della nostra politica è contrastare la manipolazione russa delle consegne di gas all’Ue, ha senso prendere di mira solo il gas russo”, ha detto la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, senza far cenno allo stop delle forniture via Nord Stream. “In questa fase nulla è fuori discussione” ma “un tetto generalizzato alle importazioni di gas, incluse quelle di Gnl, potrebbe presentare una sfida alla sicurezza dell’approvvigionamento”.

La puntualizzazione della commissaria Simson arriva dopo il tanto atteso vertice dei ministri Ue dell’Energia. Che nel documento finale chiedono che entro metà settembre la Commissione europea, tra l’altro, “proponga interventi di emergenza e temporanei, incluso il price cap sul gas”, come si legge nelle conclusioni del vertice. La palla dunque passa alla Commissione.

Poi dovrà comunque esprimersi il Consiglio europeo: si parla di ottobre (i capi di Stato si incontreranno il 6 e 7 a Praga per un vertice informale e poi il 20 e 21 ottobre a Bruxelles). Ma non c’è urgenza anche perché – com’è emerso con chiarezza dal vertice di ieri- non tutti i Paesi sono favorevoli al price cap. Resistono quelli del Nord e dell’Est. Bisogna fare i conti con i dubbi e i no di Polonia, Olanda, Germania, Ungheria.

Un tetto al prezzo del gas in questo momento non è corretto”, ha detto il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, arrivando alla riunione. “Il price cap è una sanzione energetica nascosta. Abbiamo chiarito che non siamo nemmeno disposti a negoziare sanzioni energetiche”, ha scritto in un post su Facebook il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, entrando al consiglio straordinario dell’Energia.

Chi di speranza vive…

Il ministro italiano, Roberto Cingolani, al contrario, diffonde ottimismo e parla di clima costruttivo tra i colleghi. “Quindici Paesi si sono pronunciati chiaramente a favore di un price cap generalizzato”, ha spiegato.

“Ci sono stati tre Paesi che preferirebbero avere un price cap solo sul gas russo che è una posizione che poi verrà discussa eventualmente, tre Paesi non hanno pregiudiziali sul price cap però lo vorrebbero condizionato a verifiche ad esempio di sostenibilità economica di lungo termine o anche che non metta in difficoltà qualche Paese più debole per qualche motivo, quindi diciamo hanno un’apertura ragionevole. E cinque Paesi che sono contrari o che sono rimasti neutrali non avendo grande bisogno di gas perché usano il Gnl o sono isolati”, ha aggiunto.

“I Paesi contrari sono generalmente quelli limitrofi alla Russia”, ha concluso Cingolani. La speranza di Bruxelles è comunque quella di arrivare entro martedì a un progetto legislativo capace di un consenso sufficiente. I tempi saranno invece più brevi per tutte le altre misure.

La prossima settimana a Strasburgo l’esecutivo Ue metterà sul tavolo le sue proposte ufficiali per tagliare i consumi di energia elettrica del 10%, di cui almeno il 5% nelle ore di punta; porre un tetto ai ricavi infra-marginali delle compagnie che producono energia elettrica da fonti diverse dal gas (come le rinnovabili) e un contributo di solidarietà per le aziende fossili da redistribuire ai consumatori, e strumenti di liquidità e aiuti di Stato per le utility alle prese con la volatilità del mercato. Su queste proposte, quantomeno, la strada appare in discesa.