Tira e molla su Giorgetti in Europa: lui smentisce, ma Tajani lo candida

Tira aria di rimpasto: gli attacchi al Colle e il caso del ministro dell'Economia mandano il Centrodestra in tilt

Tira e molla su Giorgetti in Europa: lui smentisce, ma Tajani lo candida

L’indiscrezione è partita da Repubblica. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sarebbe pronto a lasciare le stanze di via XX Settembre per volare in Europa a lavorare nella nuova Commissione europea. Il diretto interessato ha subito smentito, buttando come in altre occasioni tutto in caciara.

“Evidentemente hanno confuso la festa della Repubblica con la festa de La Repubblica ed erano un po’ eccitati per questo… Per quanto mi riguarda, continuo a fare il mio lavoro come sempre, sto già pensando al piano strutturale e ho in mente un progetto preciso. Su incarichi europei ho già chiarito cinque anni fa come la penso e non ho cambiato idea”, ha dichiarato Giorgetti.

Giorgetti in Ue, il ministro e il leader della Lega smentiscono

“Giorgetti è ministro dell’Economia e continuerà ad essere ministro dell’Economia”, ha prontamente smentito il leader del suo partito, Matteo Salvini. “Ho sorriso” leggendo la ricostruzione di Repubblica, ha spiegato la premier Giorgia Meloni. “Lui ha smentito, ovviamente – ha aggiunto -. Lo smentisce se non lo pensa, se lo avesse pensato non lo avrebbe smentito. È semplice, mi pare ci siano quotidiani che più di raccontare la realtà è come se fosse un libro dei desideri”. Ma da Forza Italia non la pensano allo stesso modo. “Mi pare che sia prematuro dire chi sarà il futuro commissario europeo italiano, intanto andiamo a votare”, ha detto il ministro degli Esteri e leader degli azzurri Antonio Tajani.

Giorgetti in Ue, Forza Italia lo candida (insieme a Fitto)

Che però ha aggiunto: “Non ne ho parlato con loro ma Giorgetti, Fitto, sono persone che hanno grandi qualità: possono benissimo rappresentare l’Italia all’interno della Commissione europea”. Se questa non è una candidatura ufficiale, poco ci manca. In realtà il tira e molla sul ministro più europeista e draghiano del governo è la spia della guerra di potere tra gli alleati che fingono di andare d’accordo ma sono in feroce competizione tra loro.

In particolar modo è derby aperto tra Forza Italia e Lega per accaparrarsi il secondo posto tra i partiti della coalizione. Se dalle Europee l’affermazione di FdI non fosse schiacciante e Forza Italia superasse la Lega, gli azzurri sarebbero pronti a passare all’incasso e questo in una sola parola significa “rimpasto”. Checché ne dica Meloni.

Sulla sfida Ue interna al centrodestra tira aria di rimpasto

Tajani anche sul caso del senatore leghista, Claudio Borghi (sul quale ieri è intervenuta anche la premier Meloni scaricando la colpa sul centrosinistra), che ha chiesto le dimissioni di Sergio Mattarella, ha rimarcato le distanze dagli alleati.

“Il due giugno è la festa della Repubblica, è la festa più importante che abbiamo, laica, poi c’è Natale e Pasqua. La posizione di Forza Italia è distinta e distante” da quelle espresse dalla Lega, nei confronti della sovranità europea. “L’Unione europea l’abbiamo fondata noi”, ha detto Tajani. “Io mi sento un patriota italiano e patriota europeo. Non devo commentare Borghi…parliamo di cose più interessanti”.

A Giorgetti peraltro gli azzurri non perdonano la stretta sul Superbonus e i mugugni nei confronti delle scelte del numero uno di via XX Settembre arrivano anche dal suo partito (Lega) e dai meloniani. Vedi i tagli con la spending review ai Comuni che hanno ricevuto più fondi col Pnrr e l’indisponibilità a mettere sul piatto risorse sufficienti a ingrassare il provvedimento sulle liste d’attesa caro a Meloni.

“Vi sembro stanco? Oggi ho fatto 74 vasche, sono una bestia”, rispose ad aprile Giorgetti in merito a indiscrezioni di stampa in cui si sarebbe definito “stanco” dopo il voto a Bruxelles sul nuovo Patto di stabilità Ue. Già, quel Patto che Giorgetti ha approvato e che ci strozzerà obbligandoci a tagli da circa 13 miliardi l’anno. Ecco perché c’è chi non vede l’ora di levarlo di torno e potrebbe anche riuscirci se dalle urne la Lega dovesse uscire malconcia e FdI non dovesse fare l’exploit che Meloni spera.