Torna la corsa allo spazio. Ed è una buona notizia. La Russia fuori dall’Iss è il segnale. Riparte una sfida che serve alla ricerca

La Russia ha appena annunciato che lascerà la stazione spaziale internazionale (Iss) nel 2025 per lanciare nello spazio una nuova stazione.

Torna la corsa allo spazio. Ed è una buona notizia. La Russia fuori dall’Iss è il segnale. Riparte una sfida che serve alla ricerca

La Stazione Spaziale Internazionale è stata, fin dal suo concepimento, il simbolo della cooperazione internazionale e non solo in campo spaziale. Nacque all’indomani della fine della guerra fredda e rappresentava l’alternativa all’epica corsa allo spazio che aveva segnato i decenni precedenti. Rappresentava anche la concretezza del disgelo tra le due superpotenze e l’inizio di una nuova era, quella della cooperazione. Che ormai è finita.

Qualche giorno fa, infatti, la Russia ha annunciato che lascerà la stazione spaziale internazionale nel 2025 e che entro il 2030 lancerà una stazione spaziale nazionale, una riedizione della gloriosa MIR. Dalla cooperazione si passa, o meglio si torna, alla competizione. Una nuova corsa allo spazio che si preannuncia molto più frenetica di quella del dopoguerra. Almeno tre fattori determinano infatti delle differenze sostanziali rispetto al passato.

OCCHIO A PECHINO! Il primo è la presenza ingombrante della Cina che da anni sta investendo fior di miliardi nelle tecnologie più avanzate (spaziali e non solo) e che, appena qualche giorno fa, ha lanciato il primo modulo della sua stazione spaziale che dovrebbe essere completamente operativa, in seguito ad altri 10 lanci di altrettanti moduli, entro la fine del prossimo anno.

La Chinese Space Station (CSS) ribattezzata in cinese Thianhe, che significa “Armonia dei cieli”, potrà ospitare personale umano che sarà dedicato soprattutto a esperimenti scientifici. Per il 2024, i cinesi prevedono di mandare nella stessa orbita di Thianhe, a poche centinaia di chilometri di distanza, un super telescopio spaziale delle dimensioni del celebre Hubble: il China Sky Survey Telescope, in cinese Xuntian. Infine, risale a poco più di un mese fa l’accordo di cooperazione, proprio con la Russia, per la realizzazione di una base lunare a partire dal 2026, la risposta al programma Artemis della NASA.

Il secondo fattore è il proliferare continuo di nuovi attori privati. SpaceX di Musk, Blue Origin di Bezos, Axiom sono solo la punta dell’iceberg, ma saranno protagonisti primari nella nuova corsa allo spazio, introducendo prepotentemente anche in questo settore le logiche commerciali che, come avvenuto in altri campi, potrebbero prevalere su quelle pubblico-statali.

GLI USA NON SI FERMANO. Il terzo è una conseguenza di quanto detto sopra, ossia la presenza di almeno tre “squadre” in campo a contendersi il primato. Uno con gli USA come capofila del mondo occidentale. Un altro capeggiato da Russia e Cina. L’ultimo rappresentato appunto dai privati che, sebbene ora possano apparire come integrati nel blocco occidentale, col passare del tempo potrebbero iniziare a perseguire preminentemente i propri interessi. Questa configurazione, in fin dei conti, coincide con la mutata situazione geopolitica sulla Terra: blocco occidentale, blocco orientale e grandi multinazionali.

In questa nuova era la cooperazione internazionale, anche se non sarà più globale, continuerà a sussistere all’interno di queste “squadre”, chi saprà collaborare meglio avrà le maggiori chance di successo. Pensiamo agli Artemis Accords per l’occidente e alla base lunare sino – russa. Ma la competizione tra queste squadre, con l’incognita dei privati, si preannuncia spietata. Raggiungere nuovi e più ambiziosi obbiettivi sarà fondamentale per affermare il proprio prestigio, se pensiamo agli stati, e per i bilanci di fine anno, se pensiamo ai privati.
Ma tutto questo non è detto che sia un male per il progredire dell’esplorazione spaziale. Anzi.

Per domande, curiosità, suggerimenti: pietro@infinitimondi.space.