La Sveglia

Siamo alle solite, tornano i Casini nel Partito democratico

Tornano i Casini nel Partito democratico. Altro che agenda Draghi: l’unica è l’agenda Totti che mette tutti d’accordo

Siamo alle solite, tornano i Casini nel Partito democratico

Passato bene il Ferragosto? Preparatevi a non digerire il pranzo. Arriva il bestiario elettorale.

Siamo alle solite, tornano i Casini nel Partito democratico

L’agenda Totti

Abbiamo finalmente trovato l’argomento che unisce il terzo polo, il secondo polo, il primo polo e anche i poli extraparlamentari: il calcio. Avremmo dovuto immaginarlo. Così con una guerra in corso, con una recessione alle porte, con un povertà che è stata sconfitta solo per chi si è assicurato un’altra legislatura i partiti hanno pensato bene, di domenica, di promettere a tutti gli italiani di poter vedere tranquillamente le partite della Serie A. Interrogazioni, dichiarazioni, indignazioni. Ora sì che il futuro fa meno paura.

I ritirati della politica

Quando scrivo questo articolo non si sa ancora come andrà a finire ma per ora sembra che il PD voglia far eleggere Pierferdinando Casini togliendo il posto alla giovane deputata Giuditta Pini. Casini, quello che giurava con tutte e due la mani sul fuoco che il suo amico Totò Muffare sarebbe stato innocente. Casini, quello che aveva promesso di ritirarsi dalla politica se Cuffaro fosse stato condannato. Cuffaro era colpevole ed è stato condannato, Casini è ricandidato e Cuffaro è perfino tornato in politica. Cosa potrebbe andare più storto di così?

Date a Calenda i suoi 15 minuti di celebrità

Dice Calenda: «Almeno un confronto tra i leader delle quattro coalizioni è necessario. Aiuterebbe gli italiani a valutarne la consistenza e la preparazione». Scrivendolo pubblica un’immagine con la foto di Letta, di Meloni, di Conte e ovviamente la sua. Dimentica che ci sarebbero altri candidati ma Calenda ha deciso che con la sua risicata percentuale merita di giocare con i “grandi”. Ha già comprato la cravatta nuova. Sono tre giorni che non finisce in televisione come argomento del giorno ed è preso da una terribile malinconia. Qualcuno gli dia una trasmissione televisiva, almeno una conduzione alla sagra della porchetta di Ariccia.

Come s’offre (ancora) Bassetti

“Dopo le illazioni, le falsità e gli attacchi personali, ricevuti negli ultimi giorni su un mio futuro politico, desidero chiarire che non ho mai richiesto o espresso volontà a nessuno di essere candidato alle prossime elezioni politiche per alcun partito”, scrive il virologo Matteo Bassetti. Ce l’ha con chi ha scritto e parlato della sua candidatura. E chi ha parlato di una sua candidatura? Lui, proponendosi perfino come ministro. Quindi sostanzialmente Bassetti ha passato tutto il Ferragosto a girare su sé stesso per provare a prendersi la coda.

Di Maio in peggio

«Il ruolo del Quirinale è sempre fondamentale, al di là delle leggi elettorali e delle maggioranze, perché è il garante della Costituzione. Mi è dispiaciuto che in questi giorni c’è stato chi ha chiesto le dimissioni di Mattarella». A dirlo, intervistato da Radio Montecarlo, è Luigi Di Maio. Lo stesso Di Maio che Mattarella avrebbe voluto quasi arrestarlo durante un comizio pochi anni fa. Luigi, va bene voler sembrare un moderato ma a forza di moderarti rischi di invertirti. Come molti moderati, del resto.

L’antifascismo omeopatico di Renzi

Dice Renzi: «Non credo che Meloni sia un pericolo per la nostra storia repubblicana, penso sia un pericolo per il portafoglio mio e dei miei figli.». Il fascismo e l’antifascismo per Matteo, si sa, sono solo un’etichetta. Il vero pericolo è il portafoglio. Si è costituito.

 

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