Toto Campidoglio. Marino è sempre più in bilico. Nel Pd prende piede l’alternativa Gasbarra. E intanto Berlusconi strizza l’occhio a Marchini

Ignazio Marino, sindaco di Roma nella bufera, di mollare non ne ha nessuna voglia. Anzi, convinto com’è che l’onda vada cavalcata, prima di finire sommerso, punta addirittura a rilanciare. “Nominerò una persona che lavorerà solo su trasparenza e legalità”, dice il primo cittadino della Capitale durante un incontro nella sede della Stampa estera. “Stiamo pensando a una figura pubblica che lavorerà solo su trasparenza e legalità, ma ancora non vi posso dire il nome”. Insomma, in perfetto stile renziano, anche Marino è passato dal catenaccio al pressing,confidando sull’effetto annuncio. Ma basterà tutto ciò a placare il Partito democratico che vorrebbe un ribaltone totale e non un semplice aggiustamento? Difficile pensare che Matteo Renzi si accontenti di modeste operazioni di facciata, quando serve un restyling completo, avendo compreso quale sia la portata del male. La collusione fra mafia romana e politica capitolina è andata ben oltre la metastasi e solo Marino, pur essendo un medico, può pensare che un’aspirina risolva tutto.

MANOVRE IN CORSO
Certo, è pur vero che sono passati solo pochi giorni dalla scossa di terremoto che ha fatto tremare Roma aprendo una voragine sulla connivenza fra sistema mafioso e politica. Scossa che ha portato all’arresto di 37 persone con oltre 100 indagati. E quindi certe conclusioni potrebbero essere affrettate. Ma se dovesse prevalere la linea che debba essere la magistratura a dettare l’agenda, si finirebbe con il fare un danno peggiore del male. E questo ragionamento, condiviso dal un bel pezzo del Pd, è stato al centro del dibattito in corso al Nazareno, dove il vice di Renzi, Lorenzo Guerini, sta dirigendo le operazioni. Manovre che non possono non tener conto delle varie richieste di commissariamento, soprattutto da parte dei Cinque Stelle (che hanno deciso di tornare alla carica del Campidoglio) alla quale si è aggiunta quella di Silvio Berlusconi. “Sono convinto che l’unica soluzione accettabile sia quella di uno scioglimento immediato del Consiglio Comunale procedendo conseguentemente all’immediata convocazione di nuove elezioni per la città di Roma”. Il leader azzurro ha già pronto  candidato e esercito da schierare. Il nome, ovviamente, è quello di Alfio Marchini con il quale il Cavaliere ha iniziato a tessere la tela da tempo. Incontri, telefonate, consigli e via di questo passo. Le truppe scelte sono i deputati romani di Forza Italia, che Berlusconi è pronto a mettere a disposizione del costruttore. Le ultime uscite televisive di Marchini hanno convinto Berlusconi della bontà della scelta e la validità dell’investimento fatto.

LE POSIZIONI IN CAMPO
Diversa, invece, la risposta del presidente del Senato Piero Grasso e del ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Per sciogliere un Comune ci vuole ben altro rispetto a quel che conosco io”, ha detto Grasso, “il Comune di Roma mi pare che sia al di fuori di queste tematiche, solamente alcuni sono coinvolti”. A Grasso fa eco Alfano, secondo cui il commissariamento di un Comune “è un procedimento molto complesso e bisogna andarci con i piedi di piombo. Il sindaco Marino non è coinvolto e aggiungo anche che la Capitale d’Italia è una città sana, non è marcia. L’attitudine del governo non è quella di punire la città ma di aiutare le forze dell’ordine e la magistratura a fare sì che vengano puniti i colpevoli”.  I due frenatori, Grasso e Alfano, partono da ragioni opposte fra loro, ma unico è l’obiettivo: evitare il voto non avendo cavalli su cui scommette. In particolare Ncd, che su Roma ha perso tutti i punti di riferimento.  Il presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, invece lancia l’allarme: “Dietro certi meccanismi di impegno sociale ci sono affarismi. So bene che nel mondo dell’assistenza agli stranieri e rom per esempio, c’è il meglio dell’Italia ma c’è bisogno di trasparenza e dobbiamo dirlo con chiarezza. Non abbiamo voglia di commissariare l’Italia ma nella pubblica amministrazione c’è tanta gente che parla e al momento di fare le regole di trasparenza vengono viste come un aggravio”. Secondo Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia “il Pd deve essere in primo piano per ulteriori accertamenti sulle istituzioni coinvolte”.  Insomma, niente sconti a Marino. Tanto che se si dovesse andare ad elezioni anticipate il Pd avrebbe già pronto il candidato:  l’europarlamentare Enrico Gasbarra, l’unico in grado  di far dimenticare l’attuale sindaco e riportare i romani alle urne. E chissà che i sondaggi commissionati dal Nazareno non inizino a gonfiare le vele di questa opzione.