Toto Quirinale, tra gli aspiranti Papi spunta Castagnetti che non fa ombra a Renzi

Nel discorso alle alte cariche dello Stato si è guardato bene dal farne riferimento. Giorgio Napolitano non poteva da una parte blindare l’esecutivo Renzi e dall’altra minare la diga che già scricchiola sotto la pressione dei giochi per il Colle. Ma le sue dimissioni sono in queste ore il tema unico della politica nazionale. Tra critiche e accuse. Il Mattinale, la nota politica di Forza Italia alla Camera, ha sparato a zero. “Napolitano – è scritto – ha impartito disposizioni, moniti pesanti come ordini, non da Capo dello Stato (sarebbe uno sfregio alla Costituzione), non come suprema autorità garante dell’unità della nazione (come tale non gli è consentito di assumere il ruolo di capo del capo del governo). No, è stato colui che nella tradizione dell’Antica Ditta Rossa è il dominus di tutto l’ambaradan, il Timoniere da cui promanano le rimanenti funzioni, e cioè il Segretario Politico del Partito”.

TENSIONE
Critiche pure sul fronte opposto, soprattutto da quella sinistra Pd che Napolitano lo spedì nove anni fa sul Colle. Velina Rossa (l’importante foglio di informazione parlamentare) non ha perdonato al Capo dello Stato di aver bacchettato chi parla di voto anticipato. Visto da destra o da sinistra è chiaro però che siamo agli sgoccioli del mandato al Quirinale. Le ipotesi più ricorrenti continuanao a prevedere l’annuncio delle dimissioni di Napolitano subito dopo il 13 gennaio, con la chiusura formale del semestre italiano di presidenza Ue. Voci insistenti danno per probabili le date del 15 o del 20 gennaio per l’annuncio ufficiale. Se così fosse, tra i tempi tecnici per convocare il Parlamento in seduta comune e consentire alle Regioni di nominare i grandi elettori, si arriverebbe al primo scrutinio tra il 28 gennaio e i primi di febbraio. Ma che nome uscirà dalle urne?

CARDINALI
Molti i papabili. E seppure si sa che il Quirinale era il palazzo dei Papi, e si sa altrettanto che al conclave chi entra Papa esce quasi sempre cardinale, alcuni nomi sono sulla bocca di tutti. Si va da Anna Finocchiaro (Pd), oggi meno gradita alla sinistra del suo stesso partito che l’accusa di essere troppo collaborativa con Renzi, al tecnico Pier Carlo Padoan, con le giuste entrature internazionali e adatto a “non fare ombra” al premier. C’è poi Mario Draghi (che in annunci alla Bce ha battuto Renzi) e i soliti outsider, Giuliano Amato (bruciato da Berlusconi), Romano Prodi (che sotto sotto non si rassegna), l’ex ministro Paola Severino (avvocato che segue troppi affari), il mai rassegnato Pier Ferdinando Casini, l’uomo della pulizia (e di alcune Procure) Piero Grasso, la sostenitrice (non casuale) di un Presidente donna (se stessa), Laura Boldrini, l’ex fondatore del Pd (sfiorato dall’inchiesta Mafia Capitale) Walter Veltroni. E poi ci sono nomi che ricorrono in modo carsico, discreto, proprio per questo con molte più possibilità di tutti gli aspiranti presidenti in campagna elettorale. E tra questi c’è Pierluigi Castagnetti. L’eterno Dc. Che non fa ombra.