Tra Chiamparino e Appendino i conti non tornano. A Torino bilancio in rosso e la sindaca vara un piano di rientro da 80 milioni

Fino a poco tempo fa aveva quasi sorpreso gli osservatori l’ottimo rapporto tra Chiara Appendino e Sergio Chiamparino. I nemici Pd-Cinque Stelle uniti nell’interesse di Torino. L’amore istituzionale si è interrotto sui conti del Comune. A infiammare gli animi il j’accuse della prima cittadina nei confronti della gestione dei conti pubblici firmata dai suoi predecessori, e all’ex sindaco Piero Fassino in particolare. La sindaca, che ha varato un piano di rientro da 80 milioni in quattro anni per evitare il pre-dissesto, imputa a Fassino “di aver nascosto la verità ai torinesi e non aver affrontato i problemi”. “Partiamo da una situazione di grandissimo disequilibrio strutturale”, ha sentenziato Appendino, “e la responsabilità è di 30 anni di governo”.

Accuse che sia Fassino che Chiampario hanno prontamente rispedito al mittente. “I 30 anni richiamati dalla sindaca di Torino, in cui si sarebbero generato squilibri finanziari strutturali, sono quelli che hanno visto la trasformazione della città che conosciamo, e i cui effetti vorremmo continuare a vedere e a sviluppare, con le necessarie innovazioni”, ha replicato duro. Il presidente della Regione e sindaco di Torino tra il 2001 e il 2011 ha poi elencato le tante opere realizzate durante le amministrazioni di centrosinistra chiedendole sarcasticamente a quali si sarebbe dovuto rinunciare: dalla metropolitana alla pedonalizzazione del centro storico, dalla realizzazione di musei fino alle Olimpiadi invernali.