Tra i partiti tira aria di inciucio per metter mano ai soldi Ue. Dal Cav a Renzi si chiede di coinvolgere il Parlamento per commissariare Palazzo Chigi

Forte del risultato portato a casa dopo i difficili negoziati a Bruxelles, Giuseppe Conte è più che mai deciso a dar vita nel più breve tempo possibile ad una sorta di task force – anche se il modello non sarà quello alla Colao, per intenderci ma quello di “Strategia Italia” – che dovrà decidere come ripartire i 209 miliardi garantiti dal Recovery fund attraverso l’elaborazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza da presentare alla Commissione Ue entro ottobre. Come anticipato dal premier stesso subito dopo la conclusione del Consiglio europeo, vi sarà una cabina composta dai ministri e probabilmente anche da rappresentanti di Comuni e Regioni che avrà si occuperà delle scelte e delle priorità di spesa mentre un organismo tecnico-amministrativo avrà il compito di attuare e redigere i progetti.  Di quest’ultimo comitato faranno parte esperti dei vari settori, sia esterni all’amministrazione statale che alti burocrati e funzionari di Stato. In ogni caso sarà Conte ad avere l’ultima parola sulla regia politica e sul un pool di “tecnici”. Grande assente: il Parlamento, o meglio i partiti politici che vogliono sedere al tavolo delle decisioni.

Ad aprire le danze con le recriminazioni, Matteo Renzi, con l’invito al premier di “sorprendere” e “anzichè una task force” convocare “ad agosto un dibattito parlamentare” per decidere “come vogliamo spendere questi soldi”. Segue a ruota Forza Italia che, con Renato Brunetta, ha chiesto a Conte di coinvolgere anche le opposizioni nel progetto. “Adesso arriva il momento più esaltante, per quanto riguarda le riforme strutturali necessarie, ma anche quello più difficile. Per questo, presidente Conte, ci permettiamo di lanciarle un’ultima offerta: condivida con le opposizioni, da subito, il Piano Nazionale delle Riforme e gli obiettivi dei nuovi 20 miliardi di scostamento”, ha scritto nel suo blog sull’Huffington Post già martedì. E il giorno dopo ecco che arriva dal suo partito, annunciata dalla presidente dei senatori Anna Maria Bernini, la proposta di una “bicamerale” per gestire le risorse: “Forza Italia presenterà al Senato una mozione per istituire una commissione bicamerale che garantisca un ruolo centrale al Parlamento nella gestione delle risorse che arriveranno con il Recovery Fund. Nel suo intervento dopo il Consiglio europeo, lo stesso premier ha assicurato il pieno coinvolgimento delle camere nella cruciale pianificazione delle riforme, ed è positivo che anche un partito di maggioranza come il Pd abbia presentato al Senato una proposta che va in questa direzione”. I primi a prendere una posizione concreta in tal senso sono stati infatti i dem, già nel corso della mattinata di ieri gli esponenti della corrente “base riformista” che fa capo al ministro della Difesa Lorenzo Guerini e Luca Lotti, hanno proposto attraverso il coordinatore e portavoce della stessa, Andrea Romano, “una Commissione bicamerale per il rilancio economico, nel quale anche le opposizioni siano pienamente coinvolte, per arrivare rapidamente ad un piano di riforme in grado di rispondere al bisogno di un disegno strategico che sale dal paese”. Proposta che non tarda a tramutarsi poche ore dopo in una mozione, a prima firma del capogruppo dei senatori Pd Andrea Marcucci, depositata per istituire una “Commissione monocamerale denominata Investment Review costituita da 25 componenti in ragione della consistenza dei gruppi stessi che si occupi degli investimenti relativi alle risorse previste dal Recovery fund e il piano per le riforme”. Un asse trasversale, dunque, che va dai renziani ai forzisti passando per i dem, che non vede l’ora di “dividersi il bottino”.