Le Lettere

Tra la peste e il colera

Non ho fiducia nel voto europeo: secondo me non cambierà nulla. Le notizie positive arriveranno dall’America, quando Trump vincerà alla grande.
Lino Sensali
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Gentile lettore, condivido il pessimismo per l’Europa, ma starei attento a non dare per scontata la vittoria di Trump a novembre. Scegliere tra i due candidati è un po’ come votare per la peste o per il colera, ma concordo che per noi in questa contingenza storica sarebbe meglio avere la peste-Trump alla Casa Bianca, perché promette di terminare rapidamente la guerra in Europa. Però sarei cauto sull’esito del voto. L’ultimo sondaggio di New York Times, Siena College e Philadelphia Enquirer mostra che l’elettorato di Biden si è assottigliato negli ultimi 6 mesi, soprattutto tra giovani, neri e ispanici, a causa del costo della vita, il problema dei migranti e la crisi di Gaza. Invece non si è affatto erosa la posizione di Trump, nonostante che Wall Street sia cresciuta del 25% e The Donald sia stato trascinato a vari processi. In sintesi, lo scontro riguarda 6 stati incerti, detti battleground. Oggi in 5 di questi Trump conduce comodamente, mentre Biden prevale solo in uno, il Wisconsin. Però attenzione: se Biden riuscisse a conservare tutti gli stati storicamente democratici e a vincere in soli tre contesi – Wisconsin, Michigan e Pennsylvania – si aggiudicherebbe la Casa Bianca. Aggiungo che secondo il sondaggio l’ultimo dei Kennedy, l’indipendente Robert Jr, attirerebbe il 10% dei voti, ma questo non cambierebbe le sorti di Biden o Trump. Quindi tutto è ancora in alto mare e, come disse Churchill, in politica una settimana è un’eternità.

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