Tra Verona e Roma il “governo” ucraino in esilio. Sei consigliere comunali di Kharkiv hanno stabilito un gruppo di lavoro in Italia

Il gruppo delle sei consigliere comunali di Kharkiv, arrivato a Verona sabato, ha stabilito un gruppo di lavoro in Italia.

Tra Verona e Roma il “governo” ucraino in esilio. Sei consigliere comunali di Kharkiv hanno stabilito un gruppo di lavoro in Italia

Da Verona a Roma per costituire un “governo” ucraino in esilio. Il gruppo delle sei consigliere comunali di Kharkiv, arrivato in città sabato sera, è stato chiamato d’urgenza dall’Ambasciata, che ha sede nella Capitale, per avviare un tavolo di lavoro con i politici in fuga dalla guerra. E per gestire gli aiuti assieme alla Fao-Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.

Le sei consigliere comunali di Kharkiv sono arrivate a Verona sabato

La delegazione di amministratrici ucraine, arrivate in Italia assieme ai figli, è ripartita quindi alla volta di Roma, dove il nuovo gruppo di lavoro avrebbe sede. È stata l’Ambasciata ad organizzare il trasporto in tutta velocità e a chiedere che Verona diventi centro operativo per il nuovo ‘governo’. La città scaligera, oltre a essere stata già individuata come hub nazionale per gli aiuti (leggi l’articolo), sarebbe chiamata ad essere punto di prima accoglienza per l’eventuale arrivo di nuovi amministratori ucraini.

L’Amministrazione comunale aveva già individuato alcuni appartamenti dove le donne con i loro bimbi avrebbero potuto rimanere, ma la telefonata ha avuto la priorità assoluta per le consigliere comunali, in fuga dalla guerra ma desiderose di aiutare il loro Paese anche da fuori confine. A capo del gruppo Olena Sereda, dello staff del sindaco di Kharkiv.

A fare da collante la vicepresidente dell’associazione “Malve di Ucraina”, Marina Sorina, ‘ambasciatrice’ della prima richiesta di aiuto. La scorsa settimana, infatti, a Kharkiv, il sindaco e la vicesindaco, intuendo l’imminente bombardamento della città, avevano spedito una delegazione di amministratrici donne, con al seguito i propri figli, verso Leopoli. Da lì il gruppo avrebbe dovuto coordinare gli aiuti verso la loro città. Ma il piano era naufragato perché una volta giunto a Leopoli il gruppo non era al sicuro. Il mezzo si era quindi rimesso in viaggio e durante la fuga era iniziato il tam tam di telefonate per cercare ospitalità. Ad offrirgliela, il sindaco di Verona, Federico Sboarina, che aveva garantito l’accoglienza al gruppo.

Arrivata a Verona alle 21.30 di sabato 12 marzo, la delegazione si era sottoposta a tampone antigenico per poi essere trasportata a destinazione. Alcune donne erano all’Ostello Santa Chiara con i ragazzi più grandi, una mamma con due bimbi piccoli in un albergo. L’appello lanciato dal primo cittadino di Verona, affinché amministratori e consiglieri pubblici garantissero, laddove possibile, ospitalità ai colleghi in arrivo dall’Ucraina, si rinnoverà nel caso arrivassero altre rappresentanze istituzionali.

“Abbiamo accolto la delegazione e garantito tutto il supporto di cui aveva bisogno – ha detto il sindaco Federico Sboarina -, ma ora le consigliere comunali sono state chiamate ad un incarico fondamentale. Siamo orgogliosi che l’Ambasciata abbia pensato alla nostra città, prima come hub nazionale per la raccolta dei beni di prima necessità da inviare in Ucraina e ora come centro operativo di questo nuovo ‘governo’ che dall’Italia lavora per il popolo ucraino. Verona è chiamata ad una missione ancor più importante. Siamo disponibili a garantire il nostro supporto affinché arrivino nelle città colpite dalla guerra più aiuti possibili. E allo stesso tempo per dare ai profughi in fuga, a maggior ragione se amministratori pubblici, un porto sicuro”.