Traballa la poltrona di Lupi. Mozione di sfiducia di Sel e Cinque Stelle. E ora anche Renzi scarica il ministro

Due mozioni di sfiducia, il Pd che chiede di riferire il Aula e, soprattutto, il silenzio eloquente del premier. Certo i due, ovvero Matteo Renzi e il ministro Maurizio Lupi, si sono sentiti più volte al telefono nel corso di una giornata vissuta sul filo dell’alta tensione, tanta è la fibrillazione all’interno del Pd e del Ncd, ma questo non è servito certo a disinnescare la bomba che rischia di far saltare i già fragili equilibri interni alla maggioranza che regge il governo. L’inchiesta della Procura di Firenze sulle Grandi opere, che ha portato in carcere il manager Ercole Incalza, scava un fossato attorno al ministro dei Trasporti. Col risultato che solo Ncd (assieme pezzi sparsi e non collegati fra loro di FI) fa quadrato attorno al suo esponente. Più da copione che per una reale convizione.

UNO STRANO SILENZIO
Troppi sono i dubbi e i pericoli che albergano all’interno del Ncd e fra gli altri ministri. Significativo è, soprattutto, il rifiuto di Renzi di intervenire sulla vicenda. Giuliano Poletti, dal canto suo, bolla la possibilità di dimissioni come “una valutazione degli interessati”, mentre il sottosegretario Graziano Delrio si limita a una difesa d’ufficio sostenendo che il ministro Lupi “non è stato chiamato in causa dai magistrati”. Parole che diventano più dure in serata, alla presentazione a Montecitorio del suo libro “Cambiando l’Italia” e che sembrano prefigurare la richiesta di un passo indietro: “Lupi può decidere e trarre le sue conclusioni, ma questo non è nella nostra disponibilità. Credo che comunque una valutazione da parte sua sia in corso. Da parte del governo c’è un elemento di prudenza perché stiamo guardando quello che è successo ed è chiaro se fosse dimostrato un sistema corruttivo, sarebbe diverso dell’abuso d’ufficio. Tra un sistema corruttivo e una dichiarazione sbagliata in un verbale c’è una bella differenza, anche politicamente”.

GIOCHI PERICOLOSI
Al di là della ritualità e dei copioni odorosi di muffa, il punto è un solo Renzi vuole fuori dai giochi Lupi per affidare il ministero al ministro ombra Raffaele Cantone, mentre Angelino Alfano non vuol cedere terreno a Renzi. Fuori Lupi oggi chissà domani a chi può toccare, visto che dentro al partito sono in tanti a temere l’onda lunga delle toghe. E sulla scorta del ragionamento fatto dal ministro dell’Interno, più volte sulla graticola per le sue gaffe e sempre in bilico per la sua difficoltà nell’affrontare i casi più difficili, Lupi prova a far quadrato attorno a sé stesso. “Il ministro non è intenzionato a rassegnare le dimissioni”, ribadiscano dal suo staff in tarda serata, sottolineando come Lupi abbia più volte sentito il premier che, viene spiegato, non avrebbe chiesto al ministro di fare un passo indietro. Lupi riferirà in Parlamento, anche se non è stata ancora stabilita una data. Renzi, almeno per il momento, ha deposto le armi. Ma solo per il momento, avvisando Cantone di tenersi pronto. Da Firenze potrebbero arrivare altre novità..