Tranquilli per ora la benzina non aumenta. Bloccato il rincaro delle accise che doveva scattare il primo ottobre. Consigli dei ministri lampo, prorogata la voluntary disclosure

Sembrerebbero non direttamente collegate, ma in realtà la proroga  della cosiddetta “voluntary disclosure” e lo stop all’aumento delle accise sulla benzina sono l’una conseguenza dell’altra, come di fatto riconosciuto, almeno tra le righe, dallo stesso esecutivo. Non sarebbe nemmeno casuale, allora, che in soli 15 minuti, stamattina, il consiglio dei ministri ha licenziato i provvedimenti.

LE RAGIONI
Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan, infatti, insieme ovviamente a tutti gli altri membri dell’esecutivo, hanno approvato un decreto che, come comunica direttamente Palazzo Chigi, “evita l’aumento dell’accisa sui carburanti che sarebbe dovuta scattare dal 30 settembre 2015 come clausola di salvaguardia per la mancata autorizzazione da parte della Commissione europea al meccanismo del reverse charge per l’Iva nel settore della grande distribuzione”. A maggio scorso, la Commissione Ue aveva infatti comunicato al Consiglio europeo di opporsi alla richiesta italiana di deroga per estendere la cosiddetta “reverse charge”, cioè l’inversione contabile dell’Iva, alla grande distribuzione. Il meccanismo, in pratica, prevedeva che l’imposta non fosse più versata al fisco dai venditori bensì dagli acquirenti, considerati a minor rischio di evasione. Ma secondo l’esecutivo europeo la novità introdotta per alcuni settori dalla scorsa legge di Stabilità non è in linea con l’articolo 395 della direttiva sull’Iva e non è nemmeno dimostrato che sia efficace nel contrastare le frodi, come sostenuto dal governo italiano.

I RICAVI
Il rischio, con tale decisione, era che il governo fosse costretto a prevedere un inevitabile aumento delle accise sulla benzina per fare cassa. Un aumento, però, scongiurato con un’altra soluzione. Ovvero, come detto, la proroga della voluntary disclosure. “A compensazione dei relativi effetti finanziari – si legge infatti ancora nel comunicato del governo – si provvede, per l’anno 2015, mediante quota parte delle maggiori entrate dalla voluntary disclosure per la regolarizzazione dei capitali detenuti all’estero, attestate e acquisite dall’Agenzia delle Entrate nel medesimo anno”. Insomma, il governo, a caccia di risorse per evitare l’aumento delle accise su benzina e gasolio, concede più tempo a chi vuol aderire alla procedura per il rientro dei capitali dall’estero, prorogando dal 30 settembre al 30 novembre i termini per aderire alla cosiddetta voluntary disclosure. E la documentazione necessaria potrà essere presentata fino al 30 dicembre. E così il gettito ricavato dal rientro dei capitali verrà usato in parte – 728 milioni – per evitare l’aumento dell’accisa sui carburanti. Quanto alla cifra totale che il governo conta di incassare, non ci sono indicazioni. Ma secondo l’Ordine dei commercialisti, compiaciuto per la proroga, si tratta di oltre 3 miliardi di euro. Considerando che “al 15 settembre erano state presentate circa 20mila domande e si stimava un gettito di 671 milioni, se ne venissero presentate oltre 100mila saremmo oltre i 3 miliardi”, ha fatto i conti il presidente dell’ordine Gerardo Longobardi.