Tre mesi alle primarie, nel Pd è già tutti contro tutti. I renziani snobbano Minniti e l’ex ministro si ritira dalla corsa. Zingaretti teme le “furbizie”di Matteo

Giusto per non perdere le vecchie abitudini nel Pd si litiga

Al giorno delle primarie mancano ancora poco meno di tre mesi, ma nel Partito democratico già si litiga. Giusto per non perdere le vecchie abitudini. Anzi, il timore di Nicola Zingaretti è che qualcuno stia provando a “distruggere il Pd” con “un gioco macabro“. Il sospettato è sempre Matteo Renzi. Chi ha scatenato la bagarre Marco Minniti, offeso e irritato dall’atteggiamento dell’ex premier tanto da ritirare la sua candidatura.

La reazione dell’ex premier però equivale a un “non m’importa”. Da Bruxelles, dove Renzi si comporta da leader e incontra gli europarlamentari, vuole sfuggire a chi gli chiede un commento sull’ex ministro dell’Interno, per poi concedere una mezza frase: “Come sapete, non mi occupo del congresso del Pd”. Voci e interpretazioni non sono univoche, ma è chiaro che Minniti voglia il sostegno esplicito dei renziani, mentre si ritrova il senatore di Rignano sull’Arno impegnato in comitati civici, colloqui con esponenti di Forza Italia e altri partiti, con sullo sfondo l’idea di un nuovo movimento fuori dal Pd.

Attacca Zingaretti, anche se senza nominare mai direttamente né Renzi né il suo sfidante: “Il Pd va cambiato, non picconato con le furbizie. Distruggerlo ora o puntare a dividere credo sia un immenso regalo al M5s e a Salvini“, dice in una intervista a Radio Radio il governatore candidato alla segreteria. “Non lancio accuse personali – continua Zingaretti – perché il Pd muore a forza di accuse e scontri tra leader”.