Tre milioni di Immuni al Covid. Boom della nuova App per tracciare i contatti. Ma gli sviluppatori avvertono: c’è il rischio di falsi positivi

Con il via libera del Senato al decreto Giustizia che proroga la riforma delle intercettazioni e prevede alcune sospensioni processuali a causa dell’emergenza coronavirus, approvato ieri con 154 voti favorevoli, 129 contrari e due astenuti, si disciplina anche l’utilizzo dell’App Immuni, l’applicazione pensata dal governo per aiutare i cittadini a combattere l’epidemia: è stata infatti elaborata per avvertire gli utenti che hanno deciso di scaricarla se nei loro spostamenti e nelle loro interazioni siano venuti a contatto con un contagiato da Covid-19. Dopo una fase sperimentale partita lo scorso 8 giugno in quattro regioni, da lunedì è attiva su tutto il territorio nazionale e i download, come conferma il Ministero dell’Innovazione, sono arrivati ormai a quasi 3 milioni.

L’App lavora completamente sul sistema creato ad hoc da Apple e Google per le notifiche ma anche per la gestione dell’intero funzionamento: questo significa che non verrà mai utilizzato il GPS per la gestione della localizzazione dell’utente ma verrà usato il Bluetooth, permettendo di avere la massima sicurezza, un passo fondamentale perché gli utenti che la utilizzeranno non condivideranno mai alcun tipo di dato personale che verrà invece sostituito da codici ID del tutto anonimi che non verranno associati a nomi di persone o tanto meno a numeri di telefono o altri dati riconducibili alla persona fisica che utilizza l’App.

I dati, raccolti e gestiti dal Ministero della Salute e da soggetti pubblici, sono utilizzati solo per agevolare l’eventuale adozione di misure sanitarie, come l’isolamento o il tampone, inoltre l’utilizzo dell’applicazione e ogni trattamento dei dati personali dovranno essere interrotti alla data di cessazione dello stato di emergenza e comunque non oltre il 31 dicembre 2020. Entro questa data, tutti i dati personali trattati dovranno essere cancellati o resi definitivamente anonimi. Su questo punto – la tutela della privacy – la Bending Spoons, la società che ha creato l’App e l’ha messa a disposizione dell’esecutivo, è stata molto chiara ma ha anche ribadito l’importanza di scaricare l’applicazione (“più si diffonde, più sarà efficace”) anche se non hanno nascosto la non infallibilità della tecnologia. Immuni registra infatti solo i contatti tra due smartphone che sono stati distanti tra loro meno di due metri e per un tempo superiore ai 15 minuti.

Il segnale Bluetooth Low Energy usato da Immuni e dalle altre App nazionali di tracciamento che sfruttano la tecnologia di Apple-Google “è molto influenzato da vari fattori di disturbo, per esempio gli ostacoli (in primis i corpi degli utenti) che si frappongono fra i due smartphone. Quindi non è realistico pensare di non avere ‘falsi positivi’ e ‘falsi negativi’”, spiega Bending Spoons. “Perché un utente venga notificato l’esposizione deve essere avvenuta a una distanza inferiore ai due metri per un tempo superiore ai 15 minuti” scrive la società precisando che tali parametri sono stati decisi dal ministero della Salute