Trenta morti di trombosi. Ma niente prove su AstraZeneca. L’Ema esclude che a causare i decessi sia stato il vaccino. Per il verdetto definitivo serve però un altro giorno

L'Ema esclude che a causare i decessi sia stato il vaccino Astrazeneca. Per il verdetto definitivo serve però un altro giorno.

Trenta morti di trombosi. Ma niente prove su AstraZeneca. L’Ema esclude che a causare i decessi sia stato il vaccino. Per il verdetto definitivo serve però un altro giorno

Trenta casi accertati di trombosi a seguito della somministrazione del vaccino AstraZeneca su quasi 5 milioni di persone vaccinate. Sono questi i numeri di cui ha parlato la direttrice dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), Emer Cooke, dopo lo stop alla somministrazione del vaccino contro il Covid in diversi Paesi europei, compresa l’Italia (qui la nota dell’Aifa). L’Ema fa sapere, però, che i casi accertati di tromboembolie seguiti alle vaccinazioni (al 10 marzo) sono sottostimati. Perché “anche nel fine settimana sono stati segnalati ulteriori casi”.

Precisa però l’Agenzia Europea che “per il momento non vi sono indicazioni che il vaccino abbia causato queste condizioni”. Insomma il tasso percentuale di trombi ed embolie a seguito della somministrazione del vaccino contro il Covid, fa sapere Ema, non sembra essere superiore a “quello della popolazione generale”. Ciononostante una decisione finale è attesa per domani, fa sapere l’European Medicines Agency, che spiega come la priorità sia assicurare la sicurezza del vaccino e, garantisce la direttrice, la decisione che verrà presa sarà guidata da “scienza” e “indipendenza”.

La direttrice dell’Ema sottolinea che al momento e stando ai dati attuali “i benefici di questo vaccino superano i rischi” e che i vaccini vengono somministrati a milioni di persone sia “inevitabile che si verifichino episodi rari o gravi di malattie dopo la vaccinazione”. Riguardo all’ipotesi che i decessi seguiti alle vaccinazioni siano legati a particolari lotti del vaccino AstraZeneca, l’Ema precisa di aver già indagato a suo tempo su questa ipotesi e che continua a farlo ma “visto che ci sono più casi in Europa, con più lotti coinvolti, riteniamo improbabile che si tratti di eventi legati ai lotti, anche se non lo possiamo escludere”.

Cooke ricorda, poi, che “la situazione attuale non è imprevista”, perché “possibili effetti collaterali” vanno sempre messi in conto durante la somministrazione di qualunque vaccino. I casi sospetti su cui si sta concentrando l’Ema sono “pochissimi e non superiori alla media. Al 10 marzo erano 30 su un totale di 5 milioni di vaccinati” in tutto il Continente. Per valutare al meglio la situazione, continua la direttrice Ema, sono stati coinvolti “esperti anche di trombosi“.

I primi episodi di tromboembolia grave, associati a carenza di piastrine, che hanno fatto scattare l’alert in Germania “potrebbero essere associati con qualche sottopopolazione o ci potrebbe essere una qualche sottopopolazione degli eventi tromboembolici complessivi”, spiega, “ma non sono in una posizione tale da poter commentare sui casi particolari che arrivano dalla Germania, se non dire che vengono discussi nel comitato di farmacovigilanza e di valutazione del rischio”.

Il verdetto finale su Astrazeneca terrà conto anche dei dati arrivati dal Regno Unito, dove la vaccinazione è ancora più estesa che in Ue (Astrazeneca è già stato somministrato a più di 10 milioni di cittadini britannici). A chi le chiede se Germania, Italia, Spagna, Francia e altri Paesi abbiano fatto bene a fermare temporaneamente le iniezioni, la direttrice dell’Ema non si sbilancia. Ma chiarisce che “le decisioni prese a livello nazionale vengono prese nel contesto delle informazioni disponibili a livello nazionale. È una prerogativa dei Paesi agire ed è nostra responsabilità concentrarci su una valutazione scientifica” per verificare il possibile nesso causa-effetto tra le vaccinazioni e gli effetti collaterali.

Il compito dell’Ema, aggiunge, è “mantenere la fiducia nella sicurezza e nell’efficacia dei vaccini” con una valutazione “scientifica”, per sgombrare il campo dalle “preoccupazioni”. Fatto sta che a Bruxelles non sono rimasti con la mani in mano. Anzi: 10 milioni di dosi del vaccino Pfizer-Biontech previste per la seconda metà del 2021 arriveranno in Europa nel secondo trimestre. “Un ‘accelerazione” secondo a presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che arriva a neanche 24 ore dallo stop precauzionale del farmaco di Astrazeneca.

Due fatti che però von der Leyen non mette in correlazione diretta nella nota stampa con cui è stato annunciato il nuovo patto commerciale. “La Commissione Ue e Pfizer-Biontech hanno raggiunto un accordo per accelerare le consegne” è scritto: si tratta, come detto, della fornitura di 10 milioni di dosi anticipate ad aprile. “So quanto sia critico il secondo trimestre per le nostre strategie di vaccinazione. Questa accelerazione porterà le dosi totali di Pfizer-Biontech nel secondo trimestre a oltre 200 milioni”, ha detto von der Leyen. “È un’ottima notizia. Offre agli Stati membri spazio di manovra e la possibilità di colmare le lacune nelle consegne”.