Troppo preso a rincorrere il nucleare. Cingolani si scorda la plastica. Fermo il decreto che incentiva il riciclo degli imballaggi. I termini sono scaduti, ma la misura è in alto mare

Troppo preso a rincorrere il nucleare. Cingolani si scorda la plastica. Fermo il decreto che incentiva il riciclo degli imballaggi. I termini sono scaduti, ma la misura è in alto mare

Il riciclo della plastica può attendere. Del resto è già in stand-by da un anno, che sarà mai un supplemento di tempo, specie se c’è la scusa, sempre valida, che è tutto complicato? Così, meglio rinviare. Un paradosso, davvero: una delle azioni più importanti per favorire la transizione ecologica non sembra in cima alle priorità per il ministero affidato a Roberto Cingolani che dovrebbe provvedere alla transizione ecologica.

Fermo il decreto che incentiva il riciclo degli imballaggi. I termini sono scaduti, ma la misura è in alto mare

L’ennesima testimonianza arriva dalla mancata emanazione del decreto sul “meccanismo di cauzione”, che incentiva i commercianti e i cittadini a restituire gli imballaggi di plastica, ma anche contenitori di vetro e lattine in metallo, perché in cambio ricevono parte dei soldi anticipati in sede di acquisto del prodotto. Un’iniziativa immaginata per rendere virtuoso il sistema e stimolare davvero il riuso. Ma forse il ministro è distratto dalla caccia alle fonti fossili e della passione per il nucleare di nuova generazione. Dimenticando quel che si potrebbe fare, fin da subito, completando l’iter previsto dal maggio 2021. E che sarebbe una propulsione per spingere sull’economia circolare.

Esattamente lo scorso anno, infatti, è stato approvato un decreto che interveniva anche in materia di economia circolare. Nello specifico, si legge nel provvedimento: “Al fine di aumentare la percentuale degli imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato per contribuire alla transizione verso un’economia circolare, gli operatori economici, in forma individuale o in forma collettiva, adottano sistemi di restituzione con cauzione, nonché sistemi per il riutilizzo degli imballaggi”.

E ancora: “Tali sistemi si applicano agli imballaggi in plastica, in vetro e in metallo utilizzati per acqua e per altre bevande”. In sintesi: il cittadino paga un sovrapprezzo sul contenitore, la cosiddetta cauzione, ma nel momento in cui lo rende, viene “ricompensato” con la restituzione di quella cauzione. Per rendere esecutiva la norma, tuttavia, è necessaria l’emanazione di un apposito decreto attuativo firmato dal Mite: il termine perentorio era quello di fine settembre 2021. Ma non è mai arrivato.

La questione è stata denunciata alla Camera da Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia, che ha evidenziato alcuni elementi importanti del decreto mancante. Il testo deve “stabilire gli obiettivi annuali qualitativi e quantitativi, i valori cauzionali per ogni singola tipologia di imballaggio, i termini di pagamento e le modalità di restituzione della cauzione, le premialità e gli incentivi economici da riconoscere agli esercenti che adottano i sistemi di restituzione con cauzione”, ricorda la parlamentare.

LO slittamento
Nella risposta all’atto presentato a Montecitorio, Cingolani ha preso altro tempo. Secondo quanto si legge nel documento, visionato da La Notizia, “la disposizione appare di complessa attuazione” perciò “si stanno valutando i modelli applicativi migliori in termini di impatti ambientali complessivi, anche sulla base di un benchmarking dei modelli utilizzati a livello europeo”. L’orizzonte della scadenza si allunga ulteriormente. Il Mite deve ancora istituire “un tavolo di consultazione” per coinvolgere gli “operatori del settore, i sistemi autonomi degli imballaggi, Anci, le associazioni di categoria della distribuzione, del settore dell’industria alberghiera (Horeca), nonché gli Istituti tecnici di riferimento (Ispra e Iss) e il ministero concertante”. E chi più ne ha, più ne metta. Non la migliore premessa per un’accelerazione.