Trump chiude la porta a Zelensky: sui missili Tomahawk all’Ucraina si va verso il no. A far cambiare idea al tycoon sarebbe stata la telefonata con Putin di ieri

Volodymyr Zelensky arriva a Washington per chiedere i missili Tomahawk, ma Donald Trump sembra pronto a dire no dopo la telefonata con Putin

Trump chiude la porta a Zelensky: sui missili Tomahawk all’Ucraina si va verso il no. A far cambiare idea al tycoon sarebbe stata la telefonata con Putin di ieri

Giornata ad alta tensione a Washington. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è atteso alla Casa Bianca per un incontro decisivo con Donald Trump. Sul tavolo, la richiesta di fornire all’Ucraina i missili a lungo raggio Tomahawk, considerati da Kiev l’arma in grado di cambiare il corso della guerra. Ma nelle ultime ore lo scenario è cambiato radicalmente.

Trump frena dopo la telefonata con Putin

Solo pochi giorni fa, il presidente americano aveva lasciato intendere un’apertura alla fornitura dei Tomahawk. Oggi, però, dopo la conversazione tenuta ieri sera con Vladimir Putin, il suo tono è diventato ben più cauto.

Non possiamo impoverire il nostro Paese”, ha dichiarato Trump, citato da Le Figarò. “Anche noi ne abbiamo bisogno, quindi non so cosa possiamo fare”. Parole che suonano come una chiusura netta: gli Stati Uniti, sostiene il tycoon, non possono permettersi di esaurire le proprie riserve missilistiche.

Secondo Reuters, durante la telefonata Putin avrebbe avvertito Trump che una simile decisione “costituirebbe una grave escalation”, rischiando di compromettere i già delicati equilibri tra Mosca e Washington.

Zelensky: “I Tomahawk possono cambiare il corso del conflitto”

Per Kiev, invece, quei missili rappresentano una svolta. Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, ha spiegato in un’intervista ad Axios che i Tomahawk “potrebbero cambiare le regole del gioco”.

Abbiamo bisogno di una decisione politica degli Stati Uniti che ci permetta di acquistare qualsiasi arma necessaria senza restrizioni”, ha aggiunto Yermak, invitando Trump a non cedere alle pressioni di Mosca.

Per l’Ucraina, infatti, ottenere i missili Tomahawk significherebbe poter colpire obiettivi strategici russi anche a centinaia di chilometri dal fronte. Un deterrente militare ma anche simbolico, in un momento in cui la fiducia nell’aiuto occidentale vacilla.

Una giornata di passione a Washington

Il faccia a faccia di oggi tra Trump e Zelensky si preannuncia come un incontro teso. L’Ucraina spera in una svolta, ma dalle parole del presidente americano emerge una volontà di prudenza, se non addirittura di disimpegno.

Non possiamo impoverire il nostro Paese”, ripete Trump, che sembra voler anteporre gli interessi interni a qualsiasi scelta geopolitica. Una frase che risuona come un messaggio politico, più che militare.

Dietro le quinte, i diplomatici statunitensi parlano di un clima gelido. Zelensky tenterà fino all’ultimo di convincere Trump che negare i Tomahawk significherebbe “lasciare l’Ucraina scoperta” davanti a un’aggressione che non accenna a fermarsi.

Il bivio americano: prudenza o leadership

Oggi, a Washington, si decide più di una fornitura di missili: si misura il grado di fiducia reciproca tra Stati Uniti e Ucraina, e il confine sottile tra la prudenza e la rinuncia alla leadership internazionale. Trump appare sempre più deciso a scegliere la prima strada.

Anche noi ne abbiamo bisogno”, ha detto a proposito dei Tomahawk. Una frase che suona come un addio alle aperture dei giorni scorsi. E che segna, forse, l’inizio di una nuova fase nei rapporti tra Trump e Zelensky.