Trump fa il bullo con Albanese, Meloni tace per non irritarlo

M5S e Avs puntano il dito contro il silenzio complice di Palazzo Chigi su Albanese, cittadina italiana "colpevole" di aver fatto il suo lavoro

Trump fa il bullo con Albanese, Meloni tace per non irritarlo

Mentre a Gaza si continua a morire sotto le bombe, negli Stati Uniti il presidente Donald Trump chiede la rimozione di chi denuncia la mattanza e di chi svela gli interessi economici che stanno dietro quella mattanza. E in Italia il governo Meloni resta in silenzio, complice di Trump. Non una parola per difendere Francesca Albanese, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, cittadina italiana, colpevole solo di aver fatto il suo lavoro: denunciare il genocidio in corso e smascherare il sistema economico che lo alimenta.

Il rapporto di Albanese è un atto d’accusa durissimo

Il suo ultimo rapporto presentato a Ginevra è un atto d’accusa durissimo: la macchina militare israeliana è sostenuta da un’economia globale in cui rientrano banche, industrie belliche, multinazionali tecnologiche, anche italiane.

La stessa Leonardo – azienda partecipata dallo Stato – è citata tra i 48 soggetti coinvolti nel “sistema” che rifornisce armi, tecnologie e infrastrutture impiegate per annientare la Striscia di Gaza. Ben 85.000 tonnellate di esplosivo, sei volte la potenza di Hiroshima, hanno colpito un territorio assediato da anni.

Ma il business continua, e con esso il silenzio di chi dovrebbe almeno provare a difendere i diritti umani. Invece no.

Trump chiede la rimozione di Albanese, Meloni tace

Mentre gli Stati Uniti – con Trump in prima fila – chiedono la rimozione di Albanese, accusandola di antisemitismo per aver usato la parola “genocidio”, da Giorgia Meloni nessuna reazione. Né una difesa, né una smentita, né un segnale politico. Gli unici a dar segnali di vita e umanità sono le opposizioni.

“Noi non accettiamo che l’Italia diventi complice silenziosa di chi vuole mettere a tacere chi denuncia un genocidio. Stiamo depositando un’interrogazione urgente al Governo – annuncia Alessandra Maiorino del M5S – per sapere se Meloni intenda sostenere Francesca Albanese contro le pressioni dell’amministrazione Trump e dell’estrema destra internazionale”.

Si aggiunge Avs. “Ancora una volta Trump corre in prima linea per aiutare il suo amichetto Netanyahu – dice Nicola Fratoianni – fa il bullo e sbatte i piedi. Quello che è sconvolgente invece è il silenzio di Meloni e del governo italiano”.

La guerra a Gaza fa guadagnare

Ma il problema è più profondo. Il punto è che la guerra a Gaza fa guadagnare. Alle aziende, agli Stati, ai governi. È diventata un’occasione per testare nuove armi, consolidare alleanze militari, siglare intese commerciali, vendere tecnologie. Non è solo una questione morale, è una questione di affari. E l’Italia è dentro.

I numeri parlano chiaro: secondo un’analisi delle esportazioni italiane costruita incrociando i dati del Sipri, dell’Istat e della Relazione del governo sull’export di armamenti, elaborata dall’Istituto Iriad di Archivio Disarmo, tra il 2019 e il 2023, l’Italia aveva esportato verso Israele 26,7 milioni di dollari (pari a 23,8 milioni di euro) in maggiori sistemi d’arma. Nel 2024, invece, l’Italia autorizzava, testimoniano i dati Coeweb (portale dell’Istat per le statistiche sul commercio estero), esportazioni di armi, munizioni e loro parti ed accessori per circa 5,8 milioni di euro.

L’Italia non prende le distanze dagli Usa

Le relazioni con Tel Aviv non si sono mai interrotte, dunque. Lo stesso vale per Trump. La sua linea è chiara: Israele ha carta bianca. E chi la contesta, va eliminato. Ma l’Italia dovrebbe avere il coraggio di prendere le distanze, non di accodarsi. Invece, si piega. Soprattutto per timore di rompere l’asse con Washington.

Dire chiaramente che Israele sta commettendo crimini di guerra e crimini contro l’umanità significa mettere in discussione anche forniture militari, accordi industriali, partnership accademiche. Significa – in ultima istanza – dire che il proprio Paese è parte di un sistema che alimenta una guerra contro civili.

È questa la verità che fa paura. Ed è questa la verità che Francesca Albanese ha avuto il coraggio di scrivere nero su bianco, con nomi e cifre. Non un attacco ideologico, ma un’analisi puntuale su come l’“economia dell’occupazione” si sia trasformata in “economia del genocidio”.

Un’accusa precisa, fondata, documentata. Eppure, il governo italiano preferisce girarsi dall’altra parte. Resta muto di fronte alle pressioni americane. Non spende una parola per tutelare una sua rappresentante all’Onu. Mentre l’amico Trump ne chiede la rimozione dal suo incarico.

La domanda allora è semplice: quanti morti servono ancora prima che Trump smetta di essere complice di Netanyahu, potendo contare anche sul silenzio dell’alleato italiano? Quanta distruzione è necessaria prima che qualcuno trovi il coraggio di dire che quanto fa Israele non è più sostenibile? Il tempo della neutralità ipocrita è finito. Gaza brucia. E chi tace – con il suo silenzio – ci mette il carburante.