“So esattamente cosa sto facendo”, assicurava ieri il presidente Usa Donald Trump prima di incontrare alla Casa Bianca il collega ucraino Volodymyr Zelensky e una delegazione dei principali leader europei. Sarà, ma al di là dei fitti colloqui e dei molti incontri, il vertice di ieri non ha sciolto molti dei nodi fondamentali del conflitto, a partire dalle conquiste territoriali di Mosca.
Tanto che a domanda diretta dei giornalisti, Zelensky non ha risposto. Sul tema Trump ha dettato due condizioni non negoziabili: “Non è possibile riavere indietro la Crimea data da Obama (12 anni fa, senza che fosse stato sparato un colpo!), e non è possibile che l’Ucraina entri nella Nato”.
L’unica sicurezza: gli Usa venderanno armi a Kiev, pagate dalla Ue
E, infatti, l’altro punto interrogativo è chi dovrebbe garantire la sicurezza di Kiev in caso si riuscisse ad arrivare a un cessate il fuoco, tema sul quale i colloqui tra leader si sono protratti fino a tarda notte. Una cosa invece è stata chiarita in maniera cristallina: gli Stati Uniti continueranno a vendere armi all’Europa, che poi le girerà all’Ucraina, perché quella in corso è la “guerra del sonnolento Joe Biden” (e dell’Europa), ha detto Trump.
Quindi tocca alla Ue accollarsene i costi. Unione europea che anche ieri ha avuto un ruolo di spettatrice non partecipante… “Noi adesso vendiamo alla Nato” le armi che poi finiscono all’Ucraina, ha aggiunto Trump, sottolineando la differenza rispetto alla politica di Biden, che forniva armi a Kiev a fondo perduto. “Non so che genere di accordi avete con la Nato” ha aggiunto Trump rivolto a Zelensky, “noi forniamo il miglior equipaggiamento militare al mondo, e loro (cioè noi europei, ndr) ce lo pagano”.
Dal canto suo, Zelensky ha risposto che “ora abbiamo la possibilità di comprare armi dagli Stati Uniti: permettere all’esercito ucraino di riarmarsi è parte delle garanzie di sicurezza” (sempre con i soldi della Ue…). “Nonostante le critiche ce la farò – lo faccio sempre”, si è quindi autocelebrato il presidente, che ha parlato di un “grande giorno”. Per poi ributtare subito la palla nel campo di Zelensky: “Può porre fine alla guerra con la Russia quasi immediatamente, se lo desidera, oppure può continuare a combattere”.
“Avremo una pace duratura, spero immediatamente”, ha aggiunto il presidente Usa parlando di “buone discussioni e progressi sostanziali” con la controparte Ucraina.
Zelensky e Putin pronti al trilaterale con Trump
Zelensky invece ha ribadito di essere pronto a un vertice trilaterale e ha aperto la porta alle elezioni in Ucraina in un prossimo futuro. “Ma dobbiamo farlo in condizioni di sicurezza per fare in modo che le persone democraticamente possano esprimere la loro volontà”. Un’idea, quella del vertice Trump-Zelensky-Putin, che non è affatto campata in aria. Al termine degli incontri di ieri, Trump ha telefonato al presidente russo Vladimir Putin, ottenendo il via libera dello zar al trilaterale che, secondo il leader Usa, “avverrà entro due settimane” in una località ancora da decidere.
Quel che è certo è che l’incontro, previsto entro fine agosto, potrebbe essere il vero punto di svolta del conflitto e per questo l’inquilino della Casa Bianca, quando in Italia era piena notte, ha dichiarato che “i preparativi sono già in corso”.
E l’Europa resta alla finestra
E l’Europa, in tutto ciò? È rimasta a guardare, limitandosi a dichiarazioni di facciata. “Sono a Washington per raggiungere una pace giusta e duratura”, ha affermato Ursula von der Leyen a nome del Vecchio continente. La presidente della Commissione, parte della delegazione europea insieme al presidente francese, Emmanuel Macron, al premier britannico, Keir Starmer, al cancelliere tedesco, Friedrich Merz, alla premier, Giorgia Meloni, al presidente finlandese, Alexander Stubb e al segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha incontrato Zelensky, sia prima del faccia a faccia con Trump, sia dopo. Lo scopo, “coordinare le posizioni” in vista di una “tregua reale” e della creazione di “una nuova architettura di sicurezza” per una pace “affidabile e dignitosa”.
Macron e Merz vogliono il cessate il fuoco subito
Macron e Merz hanno insisto sul fatto che un cessate il fuoco in Ucraina sia una “necessità”, una risposta diretta a Trump, che poco prima aveva detto che “un cessate il fuoco non è necessario”, perché “si può arrivare a un accordo di pace anche se si continua a combattere”.
Giorgia spalmata su Trump
Una linea di indipendenza che non ha invece appoggiato l’Italia, che si è spalmata sulla posizione Usa: “Dopo tre anni” di conflitto in Ucraina e “dopo nessun segnale di dialogo da parte della Russia, oggi inizia una fase nuova” perché “qualcosa è cambiato grazie al presidente Trump”, ha dichiarato Meloni.
E Mosca avverte: “Niente truppe Nato in Ucraina”
In tarda nottata si è fatta sentire anche Mosca, che ha puntato il dito contro Starmer, il quale si era detto pronto a inviare truppe in Ucraina, per garantire la sicurezza dell’eventuale accordo di pace sia raggiunto. Le dichiarazioni della leadership britannica “mirano chiaramente a minare gli sforzi di pace di Stati Uniti e Russia”, ha fatto sapere Mosca, che ribadito la “categorica inaccettabilità di qualsiasi scenario che preveda il dispiegamento di un contingente militare in Ucraina a cui partecipi la Nato”.