Trump provoca e Putin risponde. La pace in Ucraina è sempre più lontana

Trump provoca e Putin risponde. La pace in Ucraina è sempre più lontana

Il discorso fiume di Donald Trump, pronunciato martedì all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e nel quale ha attaccato l’Onu, accusato di limitarsi a “scrivere lettere”, l’Ue, ritenuta colpevole di continuare a comprare materie prime da Mosca, e la Russia, che lo avrebbe deluso, continua a far discutere.

Se l’Unione europea e i leader dei Paesi membri hanno applaudito alle parole del tycoon, ignorando le critiche a loro rivolte — con la sola eccezione dell’Ungheria di Viktor Orbán, che ha respinto al mittente la richiesta di cessare gli acquisti da Mosca —, dal Cremlino è arrivata una dura replica che alza ulteriormente la tensione e allontana ancor di più la conclusione del conflitto in Ucraina.

La giravolta di Trump

Malgrado l’iniziale no comment di Mosca, a scatenare la reazione di Vladimir Putin & co sono stati i post di Trump su Truth, in cui ha ribadito punto per punto quanto dichiarato all’Onu. Anzi, a tratti è parso ancor più netto — e duro — nei confronti di Mosca, scrivendo che “la Russia combatte senza meta da tre anni e mezzo, una guerra che una vera potenza militare avrebbe dovuto vincere in meno di una settimana. Questo non distingue la Russia. Anzi, la fa apparire come una tigre di carta”.

Non soddisfatto, poco dopo ha ulteriormente puntualizzato: “Dopo aver conosciuto e compreso appieno la situazione militare ed economica tra Ucraina e Russia e dopo aver visto i problemi economici che sta causando alla Russia, penso che l’Ucraina, con il sostegno dell’Unione europea, sia in grado di combattere e riconquistare l’intera Ucraina nella sua forma originale”. Una vera e propria giravolta, condita anche dal plauso a Volodymyr Zelensky, che un tempo definiva “un ostacolo alla pace” e che ora presenta come un “grande difensore” dei diritti e un abile leader.

Non solo. Il tycoon ha nuovamente caldeggiato “l’abbattimento dei velivoli russi” che dovessero sconfinare nei cieli d’Europa, con parole che rischiano di infiammare la situazione al punto che il cancelliere tedesco Friedrich Merz è corso ai ripari, affermando che gli abbattimenti sono possibili ma solo nei casi in cui costituiscano una “seria minaccia”.

La risposta della Russia

Dichiarazioni incendiarie che sono andate di traverso al Cremlino. Il primo a commentarle è stato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ed ex premier, Dmitri Medvedev, secondo cui “Trump è di nuovo entrato in una realtà alternativa e ha pronunciato una serie di incantesimi politici sul tema ‘Quanto è debole la Russia’. Dopo l’incontro con i clown di Kiev e Parigi ha pubblicato un post brillante” in cui allude “alla vittoria definitiva di Kiev, al ritorno ai confini precedenti, all’economia militare fallimentare della Russia con le code ai benzinai e all’infelice frase sulla ‘tigre di carta’. Ma, Trump, le cose non stanno affatto così!”.

E per questo ha detto di non avere “dubbi che tra un paio di giorni proporrà al pianista verde (Volodymyr Zelensky, ndr) di firmare la capitolazione”.

Duro anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, secondo cui “la Russia non è una tigre” ma “un orso, e non esistono orsi di carta”. Secondo il fedelissimo di Putin è evidente che l’Occidente “sta cercando in tutti i modi di incoraggiare l’Ucraina a continuare le operazioni militari”, in particolare con “la tesi che l’Ucraina possa riconquistare i territori persi in questi tre anni”. Insomma, la sensazione è che le parole di Trump, almeno dal punto di vista di Mosca, siano poco più che boutade, visto che non hanno portato a fatti concreti, con le sanzioni degli Usa alla Russia che restano un tabù.

Del resto, fanno notare dal Cremlino, il presidente americano “è un uomo d’affari che sta cercando di costringere il mondo intero a spendere più soldi in petrolio e gas americani” e sostanzialmente non ha alcun interesse a far realmente finire la guerra in Ucraina.

Kiev esulta

Quel che è certo è che lo show di Trump sembra allontanare le prospettive di pace. Sempre Peskov, infatti, fa notare che il riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia finora ha fruttato “risultati prossimi allo zero” e che, per colpa di Ue e Ucraina, intenzionate a continuare a combattere, la Russia “non ha alternativa alla prosecuzione della guerra”, che è “nell’interesse del nostro Paese”.

Ma non è tutto. Il portavoce di Putin ha anche ribadito che, allo stato attuale, non ci sono speranze di pace e che è prematuro parlare di un incontro tra Putin e Zelensky in quanto “senza preparazione è destinato al fallimento”. Del tutto diversa la posizione del presidente ucraino, che dopo le parole di Trump è tornato a sorridere, esprimendo “soddisfazione per la svolta compiuta dal presidente americano”. A suo dire, il tycoon ora “comprende con chiarezza la situazione ed è ben informato su tutti gli aspetti di questa guerra”, al punto da aver capito che “la Russia deve essere piegata”, altrimenti il conflitto proseguirà sine die.