Dopo aver ordinato la ripresa delle forniture militari a Kiev, Donald Trump sembra aver definitivamente e diametralmente cambiato postura nei confronti della Russia di Vladimir Putin. Come racconta il Financial Times, citando fonti interne all’amministrazione americana, il tycoon, durante l’ultima conversazione con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, avrebbe chiesto: “Perché non avete colpito Mosca o San Pietroburgo?”.
Una domanda alla quale ha risposto prontamente il leader di Kiev affermando: “Possiamo farlo, se ci fornite le armi”. Una frase tutt’altro che innocente, perché se fino a ora non ci sono stati attacchi contro la capitale russa è solo perché sia l’Unione europea che gli Stati Uniti, temendo di oltrepassare una linea rossa, lo hanno giustamente impedito. Ma la cosa più preoccupante, sempre secondo quanto riporta il Financial Times, è che Trump “avrebbe manifestato il suo sostegno all’idea di colpire in Russia, descrivendo la strategia come mirata a far sentire loro (i russi) il dolore” e a costringere il Cremlino a tornare al tavolo delle trattative.
Parole che hanno immediatamente scatenato un putiferio mediatico, al punto da costringere la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, a intervenire per precisare che “il presidente americano non stava incoraggiando ulteriori uccisioni” e che la sua era “solo una domanda”. Del resto, ha concluso, “Trump sta lavorando instancabilmente per fermare le uccisioni e porre fine a questa guerra”. Insomma, la portavoce della Casa Bianca non ha smentito la notizia, ma ha soltanto provato a ridimensionarla.
Trump suggerisce l’escalation a Zelensky: “Perché non colpite Mosca?”. Il Cremlino: “Parole molto serie”
Quel che è certo è che a Mosca le recenti giravolte del tycoon stanno creando non poca apprensione. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha spiegato che “le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti sono molto serie: qualcosa in esse è rivolto personalmente al presidente Vladimir Putin. Abbiamo certamente bisogno di tempo per analizzare ciò che è stato detto a Washington”.
Eppure la minaccia di infliggere sanzioni “mai viste” a Mosca se non accetterà un accordo di pace entro 50 giorni, la ripresa delle forniture militari a Kiev e questa discutibile frase sull’opportunità di colpire la capitale russa non sembrano aver minimamente scalfito la granitica convinzione di Putin, che appare deciso a non arrestare la sua macchina bellica. Lo zar, secondo quanto riferisce Reuters, avrebbe detto ai suoi fedelissimi: “Andremo avanti fino al conseguimento di tutti i nostri obiettivi”.
Scontro tra Usa e Unione europea sulle forniture militari a Kiev
In tutto questo, tornano a far discutere le dichiarazioni di Trump sulla ripresa delle forniture militari all’Ucraina. Questo perché il tycoon ha ribadito che a pagare saranno i Paesi della Nato e dell’Unione europea, salvo poi intestarsi di fatto la paternità di questo invio.
L’Alta rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas, ha dichiarato: “Accogliamo con favore l’annuncio del presidente Donald Trump relativo all’invio di più armi all’Ucraina, sebbene vorremmo che condividesse l’onere”. “Se paghiamo per queste armi, è il nostro sostegno, quindi questo è un sostegno europeo. L’appello è che tutti facciano lo stesso. Se prometti di fornire le armi ma dici che qualcun altro le pagherà, non sono realmente fornite da te”, ha fatto notare Kallas.
Botta e risposta
Nel frattempo, prosegue lo stallo nei negoziati di pace. Un’impasse che, per il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, è responsabilità di Zelensky e dei suoi alleati europei. Il diplomatico, durante una conferenza stampa, ha affermato che “la Russia è pronta a negoziare la fine del conflitto, ma è l’Ucraina a rifiutare”.
A riprova di ciò, il fatto che Mosca non ha ancora ricevuto alcun segnale da Kiev in merito alla tempistica del terzo round di negoziati. Ma non è tutto. Sempre Lavrov ha poi puntato il dito contro alcuni leader occidentali: “Probabilmente sono persone come Emmanuel Macron, Keir Starmer, Ursula von der Leyen e Friedrich Merz a impedire a Zelensky di trattare” la fine delle ostilità. Questo perché i leader Ue “vogliono solo che interrompiamo la nostra offensiva per dare tempo all’Ucraina e ai suoi sponsor di riposare e riarmarsi”.