Trump trombato. Le band americane lo lasciano senza voce. Nessuno vuole stare con lui: dai Rolling Stones agli Aerosmith. E ora si defilano pure i Bush

Non c’è niente da fare. Nonostante Donald Trump riscuota discreto successo nelle primarie repubblicane, pare proprio che nessun vip voglia stare con lui.

Non c’è niente da fare. Nonostante Donald Trump riscuota discreto successo nei comizi e nelle primarie repubblicane, pare proprio che nessun vip voglia stare con lui. E così i Rolling Stones – dopo ripetute sollecitazioni – hanno fatto ricorso a un comunicato ufficiale per intimare al candidato repubblicano alla presidenza Usa di smetterla di usare le loro canzoni durante la campagna elettorale. “Non gli è stata mai concessa l’autorizzazione per farne uso”, si legge nel comunicato, quindi gli Stones “chiedono che smetta immediatamente di utilizzarle”. Prima degli Stones era stata la britannica Adele, a febbraio, ad accusare Trump di usare le sue canzoni senza permesso. All’inizio di aprile era toccato agli House of Pain (la loro Jump Around il brano scelto) che senza giri di parole avevano twittato “Hey @realDonaldTrump stop using my song jump around at your rallies you piece of shit”. I primi, nel 2015, erano stati gli Aerosmith.

Insomma, le band hanno tolto la voce a Trump. Ma non solo loro. A sfilarsi in questi giorni, infatti, anche la dinastia presidenziale degli Bush. I due ex coinquilini della Casa Bianca, George Herbert Walker Bush e suo figlio George Walker, non sosterranno il magnate newyorchese. “A 91 anni, il presidente si è ritirato dalla politica”, ha fatto sapere il portavoce Jim McGrath riguardo a Bush senior. “Ha fatto alcune cose per aiutare il figlio Jeb alle primarie del partito, ma si è trattato solo di un’eccezione che ha confermato la regola”. E l’altro figlio, George W., presidente Usa dal 2001 al 2009, “non intende commentare la campagna elettorale”.