Tunisia, Meloni si fa garante del regime autoritario

Giorgia Meloni è volata in Tunisia, con l'obiettivo di farsi garante del regime di Saied sperando di evitare l'aumento degli sbarchi.

Tunisia, Meloni si fa garante del regime autoritario

Giorgia Meloni è volata in Tunisia, per una visita ufficiale che segue la telefonata degli scorsi giorni con il presidente Kais Saied. La presidente del Consiglio vuole che i negoziati tra Tunisi e il Fondo monetario internazionale riprendano per scongiurare il default del Paese ed evitare una situazione che lei stessa ha definito potenzialmente “esplosiva” per i flussi migratori.

Meloni vuole fare da garante per Saied e garantire il prestito dell’Fmi alla Tunisia

Quello a cui Meloni non pensa, però, è la reale situazione della Tunisia, Paese che vive una svolta autoritaria impressa da Saied. A maggio Meloni ha tentato di rassicurare la direttrice dell’Fmi, Kristalina Georgieva, e la Commissione europea, sperando di riavvicinare le parti per erogare il prestito che potrebbe salvare l’economia tunisina. Di fatto il governo italiano vuole fare quasi da garante per Saied, infischiandosene anche degli allarmi lanciati da Fmi e Ue.

Tunisi da tempo sta negoziando un accordo di prestito con l’Fmi per un valore di 1,9 miliardi di dollari: la trattativa è in stallo perché Saied non accetta i “diktat” sulle riforme e non vuole piegarsi alle condizioni che il Fondo ha posto proprio in seguito alla svolta autoritaria del Paese negli ultimi due anni. La partita, soprattutto quella di Palazzo Chigi, si intreccia con i flussi migratori: un mancato accordo sul prestito rischia di mandare il Paese in bancarotta, con il timore di un aumento di partenze di migranti verso l’Italia. Peraltro nei primi cinque mesi del 2023 la Tunisia è già stata la prima nazione per partenze verso le coste italiane, superando la Libia.

Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito di voler aiutare la Tunisia a ottenere il prestito, in vista dei suoi colloqui con Georgieva e il segretario di Stato Usa Antony Blinken. Dimenticando, però, quale sia la situazione nel Paese: negli ultimi mesi sono stati arrestati esponenti di opposizione (tra cui il leader del partito islamista Ennahda) e fermati giornalisti, imprenditori e sindacalisti. Saied, dal luglio del 2021, ha accentrato sempre più tutti i poteri su di sé, sciogliendo il Parlamento, imponendo una nuova Costituzione, limitando la magistratura e reprimendo le proteste. Ma tutto questo per Meloni sembra meno importante rispetto alla riduzione degli sbarchi in Italia.

Gli incontri di Tunisi e gli aiuti garantiti dal governo al presidente Saied, anche per far diminuire gli sbarchi

Dopo l’incontro Meloni ha parlato delle difficoltà del quadro per la Tunisia e per tutta la regione, ma ha comunque ribadito il sostegno dell’Italia al presidente Saied “a 360 gradi, il sostegno al bilancio tunisino, l’apertura di linee di credito a favore soprattutto dello sviluppo, partendo dalla piccole e medie imprese fino ai temi legati al settore agroalimentare”.

La presidente del Consiglio spiega di aver discusso con il presidente tunisino dell’ipotesi di una Conferenza internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo. Tutto questo senza scordarsi che l’Italia – per dirla con le parole di Meloni – sta compiendo importanti sforzi per far sì che si concluda l’accordo con il Fondo monetario internazionale, che “resta fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese”.