Tutti amici di Matteo, ma solo per prendere voti

di Fabio Bianchi

Neppure un piccolo passo indietro da parte dell’Europa del rigore. Nessuna mano tesa a un’Italia in grande affanno. Ma a parole ieri tutti grandi amici del Belpaese. A maggio si vota e una stretta di mano non si nega a nessuno.

I big dell’Unione
Appena ultimato l’incontro con Matteo Renzi e pur ribadendo che i vincoli decisi sui conti devono essere rispettati da tutti, senza dunque concedere un minimo di ossigeno a Palazzo Chigi per poter portare a termine le riforme, il commissario Jose Manuel Barroso si è affrettato a ricorrere al mezzo di comunicazione più in voga, Twitter, e a cinguettare che era andato tutto molto bene e che l’Europa avrebbe sostenuto le riforme. Un tweet con tanto di foto insieme al rampante premier toscano. E tanto per ingraziarsi l’ospite il portoghese ha pure ricordato al presidente del Consiglio di una battuta che gli aveva fatto due anni fa, durante una visita a Firenze, quando gli disse che lo vedeva premier. Grande amico, sempre a parole, anche Martin Schulz, presidente dell’Europarlamento. “L’Ue – ha affermato Schulz – ha bisogno di un’Italia forte e l’Italia ha bisogno di un’Ue solidale, che vuol dire sostenere il Paese a uscire dalla crisi”. E ancora: “Io lotto con Renzi per questo, spero ce la faccia con le riforme”.

La strategia della cancelliera
Nulla di nuovo del resto rispetto a quanto accaduto lunedì in Germania. La paladina del rigore in Europa è da tempo Angela Merkel. Buona volontà o no da parte degli altri Paesi dell’Unione, la cancelliera non è disposta a far cadere un vincolo. Famiglie italiane disperate? Non è un problema di Angela. Anzi. Lei non perde occasione per dire che le riforme hanno richiesto tanti sacrifici anche ai tedeschi, ma che dopo due-tre anni hanno portato i loro frutti. Per lei occorre soffrire. E in silenzio. Dopo aver incontrato Matteo Renzi, lo stesso leader accorso dalla cancelliera quando non aveva neppure messo un piede dentro Palazzo Chigi ma aveva solo iniziato la sua corsa, la Merkel si è così anche lei lasciata andare alle lusinghe. “Riforme strutturali, ne sono impressionata. L’Italia ha il bicchiere mezzo pieno e Renzi lavorerà per riempirlo”, ha dichiarato la cancelliera in conferenza stampa. E il rottamatore: “Trovo molto bello, da ex sindaco di Firenze, il percorso che Germania e Italia hanno avviato verso un nuovo Rinascimento industriale europeo per costruire un’Europa competitiva a livello globale”.

L’orchestrina tricolore
Moine in Europa in vista del voto di maggio e moine in Italia. Non c’è uomo più corteggiato di Renzi. Troppi gli interessi che si muovono attorno a lui. Sempre ieri, dopo un incontro a Palazzo Chigi sulle riforme del titolo V e del Senato, il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, non ha così mancato di dipingere un premier forte in partenza per Bruxelles. “Chiederà che i fondi strutturali vengano esclusi dai vincoli posti dal patto di stabilità”, ha sostenuto Errani. Lodi a cui non poteva unirsi il Nuovo centrodestra, il cui futuro è legato a doppio filo alle sorti del Governo del rottamatore. “Le parole di Renzi sono state coraggiose, le condividiamo in pieno. E’ l’Italia che deve dire all’Europa cosa intende fare e non il contrario”, ha detto il presidente del partito di Alfano, Renato Schifani. E poi: “Anche noi consideriamo anacronistico il vincolo del 3%, e da tempo chiediamo che nel conteggio non siano incluse le spese per investimenti”. Un coro a cui si è unita la vicepresidente della Camera, Marina Sereni. Il presidente del Consiglio, secondo Sereni, ha fatto un discorso sull’Europa “che credo condivida la maggioranza dei cittadini italiani ed europei”. Per la vicepresidente “dobbiamo ridare un’anima alla costruzione europea, rimettere al centro la vita delle persone, il lavoro, lo sviluppo. Mentre ci poniamo obiettivi di riforma molto importanti per l’Italia siamo piu’ forti e credibili a indicare anche un cambio di rotta a Bruxelles”. Poi in Belgio, dove si dettano le regole, tra un applauso e un buffetto, Renzi finisce trattato come tutti i leader italiani. Vengono ascoltati, a tratti incoraggiati, ma a loro non viene mai concesso niente. L’Italia continua così a dare e a non ricevere nulla dall’Unione. Dettagli per politici del Belpaese e dell’Ue. Il loro problema ormai sono solo le prossime elezioni.