Tutti contro il Presidente. Re Giorgio divide gli italiani

di Clemente Pistilli

Da destra a sinistra, dalla politica e dall’antipolitica, fino ai mass media, da tempo la luna di miele tra il Presidente della Repubblica e gli italiani è finita e ora Giorgio Napolitano, è costantemente oggetto di critiche, spesso con toni esasperati. L’unico inquilino del Quirinale che il Parlamento ha voluto per un secondo mandato è diventato il principale bersaglio di attacchi. Nomine, interventi, silenzi: non c’è atto compiuto da “Re Giorgio” che non diventi oggetto di polemiche.

I Grillini
I principali oppositori del Presidente sono i rappresentanti del Movimento5Stelle e il loro leader Beppe Grillo in testa. Sul Colle i pentastellati volevano l’ex garante Stefano Rodotà e, persa la battaglia il 20 aprile scorso, la critica da allora è stata costante. “L’abbiamo tenuto sveglio”, sostenne dopo l’incontro al Quirinale la ormai ex capogruppo dei grillini alla Camera, Roberta Lombardi. Del resto era stato Grillo a soprannominare il Presidente “Morfeo”. “Dorme, fa il pisolino”, ha urlato più volte il comico genovese. Un crescendo, fino ad arrivare alla settimana scorsa, quando il leader del Movimento5Stelle, dopo l’incontro con i suoi in Parlamento, ha sostenuto di voler chiedere l’impeachment: “Abbiamo problemi con l’anziano signore. E’ un furbo. Non rappresenta più il popolo italiano”.

La destra e gli altri
Nel tempo numerose sono poi state le accuse mosse dal centrodestra a Napolitano. Tra le più recenti quelle dopo la condanna definitiva di Berlusconi. “Ha tradito – ha sostenuto a metà ottobre Daniela Santanchè, nel corso della trasmissione “L’Arena”, riferendosi al Presidente – e non ritengo che fare il secondo mandato sia un sacrificio. Io l’ho votato, ma oggi non lo voterei più. Deve mantenere la parola data, deve essere arbitro della Costituzione e non giocatore”. Critiche a cui si sono unite quelle dello stesso Silvio Berlusconi: “Napolitano e Letta non hanno fermato il mio assassinio politico”. Dura sempre la Lega, con il segretario Matteo Salvini che, dopo la nomina di Giuliano Amato a giudice costituzionale, ha postato su Facebook: “Il signor Napolitano, che non è il mio presidente, ha appena nominato un volto nuovo alla Corte Costituzionale, Giuliano Amato. Basta. Schifo”. A definirlo un arbitro non imparziale è stato poi Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, ma accuse non troppo velate negli ultimi giorni sono arrivate anche dal “rottamatore” Matteo Renzi, aspirante numero uno del Pd. Intervenuto sull’amnistia, l’esponente del Pd ha sostenuto: “I partiti se hanno la spina dorsale possono dire di sì e di no, non c’è lesa maestà. Non è che un partito politico dice l’ha detto il Presidente della Repubblica e si deve fare per forza”. Bordate, però, a “Re Giorgio” sono arrivate anche dai mass media e da Il Fatto Quotidiano in primis, dalle intercettazioni delle telefonate tra Nicola Mancino e il Quirinale al processo per la presunta trattativa Stato-Mafia, per cui alla fine Napolitano ha acconsentito a testimoniare, concludendo con l’ipotesi di un accordo segreto Colle-Berlusconi, per concedere la grazia all’ex premier in cambio della tenuta del Governo Letta.

Denunce e processi
Non tutti, però, l’hanno passata liscia sparando sul Colle. Se per i principali veleni non risultano essere state prese particolari iniziative, c’è anche chi è stato denunciato o è finito sotto processo per aver offeso l’onore e il prestigio del Capo dello Stato. Le indagini della polizia postale hanno portato a individuare 22 persone che, nel maggio dello scorso anno, avevano attaccato Napolitano sul blog di Grillo e per loro il guardasigilli ha dato l’autorizzazione a procedere alla Procura di Nocera Inferiore. Per fatti analoghi, relativi a un articolo pubblicato su “Nuovo Molise”, di cui era editore, è stato poi rinviato a giudizio a Campobasso l’ex senatore Giuseppe Ciarrapico, mentre per una lettera in cui parlava di ingerenze del Quirinale è finito sotto accusa il procuratore della Corte dei Conti di Bolzano, Robert Schulmers.