Tutti pazzi per un posto al Comune

di Gaetano Pedullà

Complimenti ai soliti pasticcioni. A Roma, con la follia di un concorso extralarge, stiamo assistendo in questi giorni a uno psicodramma collettivo. Erano stati in 300 mila, da tutta Italia, a candidarsi per uno dei 1.995 posti messi in palio dal Campidoglio. Un posto al Comune, di questi tempi, è il trionfo delle ambizioni. Fatta la prima scrematura, erano rimasti in 20 mila. Alla prova scritta, in un’atmosfera fantozziana, l’inevitabile cavillo: le buste con le generalità dei candidati non sarebbero state sufficientemente spesse da garantirne l’anonimato. Così, apriti cielo! Indignati da una parte, associazioni dei consumatori in cerca di visibilità dall’altra, politici sopra e avvocati sotto, da giorni è un’orchestra di proteste e minacce di ricorsi. Un disastro che in un colpo solo affonda politica e pubblica amministrazione. Appena venerdì scorso una classifica internazionale svelava che i dirigenti pubblici in Italia sono pagati tre volte di più rispetto alla media dei loro colleghi in tutto il mondo. Se consideriamo quanto sta accadendo a Roma, possiamo pensare che siano strapagati anche rispetto all’efficienza del loro lavoro? Ma prima ancora che la pubblica amministrazione, il caos del concorsone romano segna la resa della politica. Di fronte alla protesta, di cui La Notizia ha dato conto in tempo reale sul nostro sito internet, il Comune ha deciso di andare avanti con le prove orali. Per non correre pericoli, però, ha mandato preventivamente tutti gli atti alla magistratura. Adesso, in un Paese dove la separazione dei poteri è già flebile e la magistratura da anni orienta a suo piacimento la politica, è il colmo che i politici si deresponsabilizzino a tal punto. Affidare alle Procure il lavoro che lor signori non hanno saputo fare significa ammettere che non c’è alternativa all’invasione di campo della magistratura sul terreno della politica. Una politica inconcludente e pasticciona che persino per selezionare la sua classe dirigente ha inventato il porcellum; in assoluto il concorso più farlocco.