Ucraina, Alemanno: “Senza il cessate il fuoco impossibile trattare. Si segua la via del Papa”

Ucraina, Alemanno: “Senza il cessate il fuoco impossibile trattare. Si segua la via del Papa”

Rete italiana pace e disarmo, l’Arci, Movimento cristiano lavoratori, Acli, Comitato fermare la guerra, di cui è portavoce l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Sono alcune delle realtà che ieri si sono ritrovate, superando tutte le barriere ideologiche, di nuovo attorno a un tavolo per chiedere il cessate il fuoco davanti al conflitto in corso in Ucraina e invocare la pace.

Alemanno qual è il messaggio che avete voluto mandare?
“Esprimere la nostra solidarietà al Santo Padre perché si è trovato isolato dal presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky e anche dalle istituzioni italiane che non hanno fatto nulla per stargli vicino quando Zelensky gli diceva che Kiev non ha bisogno di mediatori. Vogliamo sostenere dunque l’azione del Papa che è l’unica personalità internazionale che si sta muovendo per la pace. Non è un caso che il convegno si sia svolto a Radio Vaticana, a due passi da San Pietro”.

Mosca ha dichiarato di apprezzare l’iniziativa di pace del Papa. Ma Zelensky appare fermo sul suo piano.
“Certamente se gli europei, oltre che gli americani, continuano a ripetere che l’unica pace possibile è quella che sceglie Zelensky è chiaro che gli mettiamo completamente in mano il discorso e questo non è possibile nel momento in cui c’è questa fornitura costante di armi. Noi dobbiamo partire dalla richiesta del cessate il fuoco. E andrebbe valutato di sospendere l’invio di armi proprio per indurre l’Ucraina a un atteggiamento propositivo. Prima bisogna fermare la strage, poi si può aprire il tavolo di trattativa e trovare una soluzione. Ma se prima pretendiamo di risolvere tutto, come la questione dei confini, questa guerra potrebbe durare anni e anni con costi umani, politici ed economici indicibili”.

È possibile pensare che l’Italia e l’Ue possano svolgere un ruolo diverso da quello della Nato e degli Usa?
“La Nato siamo anche noi, non dipende solo dagli Usa quello che fa. La Nato peraltro è un’alleanza difensiva e non sta scritto in nessun articolo del suo trattato che possa essere utilizzata come un poliziotto del mondo che interviene in paesi che non fanno parte dell’alleanza come l’Ucraina. La Nato non può porre nessun veto. Se gli Usa hanno tutto l’interesse a continuare la guerra, gli europei, a partire dall’Italia, possono cominciare seriamente a parlare di pace. Solo così si può sperare che questo castello che si è costruito in questo anno cominci a smantellarsi. Il punto vero è che l’Italia ha abbandonato in queste circostanze il suo consueto ruolo di mediazione e di moderazione che ha sempre avuto nel contesto Nato. Oggi siamo in una posizione che non ha precedenti nella storia repubblicana. Se già l’Italia cambiasse atteggiamento, dando segnali seri di volere la pace, potrebbe fare da sponda anche a Francia e Germania per un cambiamento complessivo della situazione”.

Cosa comporta la scelta della pace in termini di politica estera ed economica?
“Stiamo entrando in un mondo multipolare in cui non c’è più l’unipolarismo statunitense ma non ci deve essere neanche un bipolarismo Usa-Cina. Ci dev’essere la possibilità per le grandi aree geopolitiche di autodeterminarsi. Per l’Italia si aprirebbe la possibilità di avere nuove relazioni economiche, nuove libertà, anche nei confronti dell’Ue e del contesto occidentale. C’è tutto un mondo – pensiamo ai Brics, all’india, all’Africa, al Brasile – che vorrebbe avere interlocuzioni diverse e invece trova un atteggiamento ottusamente atlantico che non solo è sbagliato ma anche antistorico”.

L’opinione pubblica italiana è pacifista. C’è in questo uno scollamento dall’indirizzo bellicista del governo.
“Esatto. Anche se bisogna dire che c’è un sentimento molto diffuso a destra che critica questa guerra di cui gli unici che si sono assunti la responsabilità di rappresentarlo siamo noi del ‘Comitato fermare la guerra’. Che abbiamo scelto di aderire alla raccolta referendaria lanciata dai due comitati ‘Ripudia la guerra’ e ‘Generazioni future’, che può essere lo strumento per far sentire la voce del popolo al di là di quella che è la politica ufficiale”.

Ci sono speranze che questo conflitto presto finisca?
“Bisogna alimentarle in tutti i modi. Le sponde sono tante, bisogna avere coraggio. Perché c’è la sponda del Papa, quella della raccolta referendaria, tutto un movimento trasversale di comitati e associazioni, e anche in Parlamento ci sono forze che, come il Movimento Cinque Stelle, premono in questa direzione. Io credo che se ci si impegna tutti si può riuscire a far cambiare posizione al governo”.