Ucraina, Conte smaschera Salvini: “Vuole la pace a giorni alterni”

Conte li chiama "pacifisti della domenica". Sono quelli che tuonano contro l’invio di armi in Ucraina ma poi in Parlamento cambiano idea.

Li chiama “pacifisti della domenica”. Vale a dire quelli che a giorni alterni si riempiono la bocca con parole di pace. E poi al momento di passare ai fatti si tirano indietro. Giuseppe Conte, leader del M5S, non ha affatto digerito che partiti come la Lega che tuonano contro l’invio di armi in Ucraina abbiano votato contro la richiesta del M5S, avanzata nell’Aula del Senato, di modificare il calendario dei lavori.

Tuonano contro l’invio di armi in Ucraina ma poi in Parlamento cambiano idea

L’obiettivo era inserire delle comunicazioni del premier, prima del vertice straordinario europeo di fine maggio, magari per presentare risoluzioni sull’Ucraina. La richiesta, votata anche da Fratelli d’Italia e da Cal, è stata però respinta. Fonti parlamentari hanno ricordato che Mario Draghi ha già parlato di Ucraina in Parlamento il 19 maggio.

Peccato che in quel caso abbia tenuto solo un’informativa e non comunicazioni che avrebbero richiesto un atto di indirizzo da parte del Parlamento. Senza dimenticare, poi, che è prassi consolidata che prima dei vertici Ue i presidenti del Consiglio riferiscano alle Camere. Ad ogni modo Conte non le manda a dire. “Il voto al Senato mi ha sorpreso”, dice.

Il M5S ha chiesto in modo molto trasparente di rafforzare l’azione del governo attraverso un confronto in Parlamento, con un voto del Parlamento. “Il fatto che ci siano dei partiti come la Lega che tuonano contro l’invio di aiuti militari all’Ucraina e poi non sono favorevoli a un dibattito in Parlamento, perché questo possa esprimersi e confrontarsi su tale punto, mi fa capire che ci sono dei pacifisti della domenica”.

Il Pd invita a “non drammatizzare”. Sull’Ucraina “nei prossimi giorni o settimane credo che in Parlamento si andrà, ci saranno nuovi dibattiti e discussioni e noi non ci sottrarremo”, dice Enrico Letta.

Alla fine l’occasione ci sarà. Ma tra quasi un mese. Draghi terrà comunicazioni nell’Aula della Camera il 22 giugno sul Consiglio Ue del 23 e 24 giugno, secondo quanto ha deciso la capigruppo di Montecitorio. Ma non si capisce perché per quello si può fare mentre per il vertice Ue di fine maggio il confronto in Parlamento debba passare in cavalleria.

Intanto, dopo la bocciatura arrivata da Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Mosca puntualizza tutto il suo fastidio per il piano italiano per la pace elaborato dalla Farnesina in stretto coordinamento con Palazzo Chigi.

“Da Roma non ci hanno inviato nulla, ma da quello che leggiamo sui media le proposte italiane sono talmente distaccate dalla realtà che in linea di principio è difficile che possano essere prese sul serio”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.

Il piano, ha aggiunto la Zakharova, “può servire come esempio per quello che si può chiamare una ‘teoria da ufficio’. Ci sono delle idee, ma nella pratica non sono state verificate in alcun modo, non c’è nemmeno una connessione con la situazione in loco”.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ha voluto commentare il piano in attesa che arrivi per via diplomatica ma ha comunque affermato che la posizione dell’ex presidente russo sul documento è “molto importante”. E su tutta questa querelle interviene Conte. “Gli sforzi per la pace non vanno fatti solo di domenica, non va fatto un tentativo e poi si continua a fare la guerra”, commenta amaro.