Udine, la follia dell’assassino. Ha ucciso Silvia per caso. L’uomo fermato è un disoccupato, voleva solo rapirla e chiederne il riscatto

di Giuseppe Cantore

Ieri mattina si parlava di una persona in cura psichiatrica. Invece Nicola Garbino, 36 anni, l’assassino di Silvia Gobbato, non era inserito nelle liste delle persone seguite dai servizi sociali del Comune di Pozzuolo, non risulta negli elenchi del Sert, nè c’è traccia della sua presenza nel database del Centro di salute mentale. Nel suo zaino, un coltello e abiti sporchi di sangue. Ai carabinieri ha detto: “Mi avete beccato. Sono stato io, volevo rapirla e poi chiedere il riscatto”. Avrebbe dunque confessato l’uomo fermato per l’omicidio di Silvia Gobbato, la giovane praticante legale uccisa mentre faceva jogging con un amico, nella periferia Nord di Udine. Ma evidentemente l’uomo non deve aver previsto la reazione della ragazza. E il rapimento è così degenerato in tragedia. Gli inquirenti, però, sono cauti. Vogliono vederci chiaro e hanno predisposto accertamenti, per capire se si tratta di un mitomane, oppure se è proprio lui l’assassino. Per questo Garbino è stato portato sul luogo del delitto dove gli investigatori ricostruiranno ciò che è accaduto. Ma a quanto sembra il sangue trovato su abiti e coltello che aveva con sé sarebbe umano. Lo confermerebbero i primi test eseguiti. Silvia, inoltre, aveva sulle mani ferite compatibili con un tentativo di difesa. In ogni caso si dovrà accertare se il corpo di Garbino presenti dei segni in tal senso. Sarà l’autopsia, che ieri è stata sospesa visti gli sviluppi dell’indagine, a confermare o meno se è stato quel coltello a uccidere. Garbino sarebbe stato visto da un’automobile dei carabinieri a bordo di una bicicletta, che ha lasciato presso il centro commerciale Città Fiera di Martignacco: alle porte di Udine. Qualcosa ha insospettito i militari dell’Arma, che hanno seguito e bloccato l’uomo ad una fermata dell’autobus. Garbino aveva in mano una borsa di plastica con dentro il coltellaccio da cucina e gli abiti sporchi di sangue.

Gli indizi
L’uomo, che risulta incensurato, sarebbe uno studente fuori corso di ingegneria, residente a Pozzuolo del Friuli. I carabinieri del Ris di Parma e del Nucleo investigativo di Udine avevano intensificato mercoledì mattina i rilievi nell’area lungo l’ippovia del Cormor, nella periferia udinese, un luogo molto frequentato dagli appassionati proprio dove era stato ritrovato il corpo di Silvia, colpito da numerose coltellate. Dopo il fermo del sospettato arrivano anche i primi sospiri non proprio di sollievo. “Posso finalmente sfogare il mio dolore’’. Sono le prime parole pronunciate tra le lacrime da Giorgio Ortis, l’amico di Silvia Gobbato, non appena ricevuta dal suo avocato la notizia che i Carabinieri avevano preso l’assassino della ragazza. “È finita una vera e propria angoscia – ha spiegato il legale del ragazzo, Rosy Toffano – Il primo pensiero della famiglia e di Giorgio comunque è sempre andato a Silvia’’.

Gli avvocati
“Silvia non aveva mai dato ai famigliari segni di paura o di mutamento delle sue abitudini. Sembra che non conoscesse l’uomo che e’ stato fermato accusato del suo omicidio”. Parole dell’avvocato Monica Zamparutti legale dei genitori e del fratello della vittima. “I famigliari preferiscono non parlare, vogliono solo ricordare la ragazza com’era. Chiedono di rimanere soli nel loro dolore”. “È presto per fare ogni commento – aggiunge l’avvocato – i famigliari attendono le verifiche degli investigatori e lo sviluppo delle indagini”. Intanto due giovani hanno affisso questo pomeriggio un cartello di ringraziamento per l’opera svolta dai carabinieri in merito alla soluzione dell’omicidio. I due, hanno attaccato con nastro adesivo al cancello del Comando provinciale di viale Trieste, a Udine, un grande cartello bianco con una scritta nera: “Un ringraziamento all’Arma”.