L’Ue bastona la Francia. Ma sulla Siria si volta dall’altra parte. Ue e Nato miopi e immorali. Per Fassina: “L’Italia deve bloccare subito la vendita di armi alla Turchia”

“Un atteggiamento immorale e miope” quello dell’Europa visto quanto sta accadendo in Siria dopo l’invasione turca contro la popolazione curda. La condanna di Stefano Fassina, fondatore del movimento politico “Patria e Costituzione”, è senza appello: “Non è finora intervenuto il Consiglio europeo o la Commissione, ma solo i membri europei del Consiglio di Sicurezza Onu”.

Quali sono le conseguenze di quest’iniziativa bellica?
L’invasione del Rojava ha conseguenze sistemiche drammatiche: colpisce l’unica comunità laica e democratica dell’aerea, decisiva per la sconfitta dell’Isis; aggrava le difficoltà per la convivenza multietnica in Siria e in tutta la regione; ridà fiato all’Isis e, quindi, alimenta i pericoli alla sicurezza di tutti, non soltanto degli Stati europei di origine dei foreign fighters in uscita dalle prigioni curde; determina l’ennesima catastrofe umanitaria.

Lascia pensare anche l’atteggiamento di organi internazionali come l’Onu e soprattutto la Nato visto che la Turchia è membro di entrambi…
Ieri sono state agghiaccianti le parole del Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg: ha invitato la Turchia a un’azione “proporzionata e misurata”, legittimando la lettura di Erdogan dei curdi come terroristi. Siamo alla totale mistificazione della realtà: sembra il “newspeak” di George Orwell: “war is peace”, “Primavera di pace” è il nome dato all’invasione della Siria dal Sultano di Ankara. È chiaro l’obiettivo da parte di Usa e Ue di tenere la Turchia in ambito Nato. Ma non si può pagare un prezzo così alto.

Crede che l’Italia debba sospendere la vendita di armi alla Turchia?
Assolutamente si. Ma non è una opinione o una posizione politica. È la legge 185/90 che vieta la vendita di armi agli Stati impegnati in conflitti militari. Spero che i Ministri Di Maio e Guerini si attivino immediatamente. Comunque, in Parlamento faremo la nostra parte.

Anche in merito al tema dell’immigrazione pare essere saltato l’accordo di Malta. Crede comunque che quella sia la giusta direzione?
La condivisione delle responsabilità all’interno della Ue è l’unica strada possibile. Il principio secondo il quale i confini italiani o maltesi o greci sono confini europei è irrinunciabile. Il regolamento di Dublino va modificato, come ha anche richiesto il Parlamento europeo nella scorsa legislatura. La cooperazione tra gli Stati va sollecitata anche attraverso sanzioni economiche a chi rifiuta di farsi carico della sua parte.

Come giudica almeno sulla carta la nuova Commissione europea?
La pesantissima bocciatura della Sylvie Goulard, 82 no su 112 aventi diritto al voto, proposta dalla Francia e assegnataria del portafoglio sul mercato interno, indica in modo inequivocabile la debolezza politica della Commissione Von der Leyen che ricordo fu eletta con soltanto 9 voti di scarto. In generale, mi pare che la Commissione e i suoi sponsor politici e economici non vogliano vedere i problemi strutturali del mercato unico europeo e dell’Eurozona. L’ho sottolineato oggi (ieri, ndr) nella dichiarazione di voto alla Camera sulla Nadef: siamo a un passaggio di fase storica. Serve una radicale inversione di rotta per proteggere lavoratori e piccole imprese non solo dal mercato selvaggio extra-Ue ma anche, anzi soprattutto, dal dumping sociale e fiscale dentro il mercato unico europeo, sciaguratamente allargato a 27 nel 2004.

Cosa si aspetta da Gentiloni commissario?
Gentiloni ha un compito difficile. Non è quello di conquistare qualche decimale di flessibilità per noi, ma di riuscire a mettere in agenda la necessità di correggere la rotta insostenibile dell’Ue e dell’Eurozona. Ma, ad essere franco, non sono sicuro condivida l’analisi che ho qui abbozzato. Inoltre, ha la supervisione di Dombrowskis.