Ugl, il bluff dei due milioni. Gli iscritti sono solo 150 mila

di Francesca Malandrucco

Bluff di iscritti nell’Ugl. Il sindacato di destra non avrebbe più i numeri per sedere al tavolo delle trattative, quelle che contano, accanto ai confederati Cgil, Cisl e Uil. Anzi non li avrebbe mai avuti. Anche se per anni l’Unione generale del lavoro ha occupato con determinazione il quarto posto nel gotha delle sigle sindacali, forte dei dati che Renata Polverini, ex segretario nazionale dell’organizzazione e ora deputato del Pdl alla Camera, aveva sbandierato ai quatto venti: oltre due milioni di iscritti. Gli iscritti reali, invece, sarebbero poco più di 150 mila.
A mettere in discussione la veridicità di quei numeri è stato per primo Marco Paolo Nigi, segretario nazionale della Confsal, le cui dichiarazioni non sono state mai smentite dall’Ugl. Ora anche gli altri aspiranti “quarti”, tra cui la Cisal, mettono in discussione i dati degli iscritti all’Ugl tra settore privato e pubblico impiego. Proprio su quei numeri, infatti, si gioca la partita decisiva sul futuro del lavoro in Italia.

A confermare la discrepanza tra quanto annunciato dall’Ugl e gli iscritti reali ora sono anche fonti interne di via Margutta. Si perché se fino ad oggi l’Unione Generale del Lavoro appariva come un organismo compatto e coeso, qualcosa negli equilibri dell’organizzazione ha iniziato a scricchiolare facendo vacillare l’intera macchina sindacale. Cosa è cambiato all’interno dell’Ugl? Troppe gestioni personalistiche da parte di quel gruppo dirigente che per quattordici anni, dal 1999 a oggi, ha guidato la struttura. Un gruppo capeggiato da Renata Polverini che, nonostante sia ormai un deputato della Camera, stringe ancora le redini dell’organizzazione, tenendo sotto pressione perfino il segretario nazionale, Giovanni Centrella.
E’ di dieci giorni fa la prima diaspora. Paola Saraceni, che seguiva per il sindacato il Pubblico Impiego, è passata con tutta la sua squadra alla Cisal. Ma altre defezioni sono in arrivo. Ad avercela di più con lo staff dirigenziale di via Margutta sono le unioni territoriali di base, che raccolgono gli iscritti. Da oltre 60 giorni l’Ugl non pagherebbe più le quote che spettano alle sezioni provinciali perché le casse soffrono, mettendo a rischio stipendi e attività dell’organizzazione sul territorio. C’è poi la questione della posizione che la Polverini continuerebbe a rivestire all’interno del sindacato, una posizione “logistica” e una presenza quotidiana nei locali del Caf Ugl.
La questione riguarda il primo piano di via delle Botteghe Oscure numero 54. Qui, da qualche mese ormai, l’ex presidente della Regione Lazio ha spostato il suo ufficio di rappresentanza, trasferendo lo staff di fedelissimi che l’hanno sostenuta nei due anni e mezzo da Governatore. Il prestigioso immobile del XVIII secolo è di proprietà dell’Istituto Paster Fondazione Cenci Bolognetti, un ente senza fini di lucro che si occupa di ricerca nel campo medico-scientifico. La fondazione ha affittato da tempo l’intero primo piano (composto da due appartamenti) al Caf Ugl, che paga regolarmente l’affitto. Il contratto, come succede in genere, non prevede la possibilità di un subaffitto.
Quindi nessuno dei locali può essere ceduto a terzi, salvo autorizzazioni da parte del conduttore. Dalla fondazione, però, fanno sapere che non ci sono comunicazioni ufficiali della presenza della Polverini all’interno dello stabile. Eppure è lì, sotto gli occhi di tutti.
Perfino al telefono il Caf si affretta a fornire il numero della segreteria della deputata del Pdl. “Sono qui, sul nostro stesso piano – spiega una centralinista -, ma hanno un loro numero diretto”. Spontanea viene la domanda: “Chi paga?”. E perché la Polverini continuerebbe a far sentire la sua presenza sul sindacato pur svolgendo attività parlamentare? Eppure, le regole sono chiare. Quando venne istituita, l’Unione Generale del Lavoro sentì l’esigenza di sottolineare nel suo Statuto, nero su bianco, l’incompatibilità del mandato parlamentare con qualsiasi carica all’interno del sindacato stesso. Certo allora nessuno aveva pensato al ruolo ingombrante di un ex segretario.