L’ultima bordata di Di Battista. Ora vuole rinviare gli Stati Generali. Altro affondo del pasionario contro i vertici M5S. Ma Crimi tira dritto: resta la data del 14-15 novembre

Prima il blitz al Parlamento europeo con il voto in dissenso dal resto del gruppo sulla Politica agricola comune. E adesso la bordata ai vertici del Movimento 5 Stelle. Con la richiesta, a poco più di due settimane dalla scadenza fissata, di rinviare, causa Covid, gli Stati Generali. Una bordata che arriva proprio nel giorno in cui il reggente Vito Crimi, con le assemblee territoriali degli iscritti già in corso, ha confermato data e programma dell’assise. Così lo sparuto plotone di eletti che fa capo all’area di Alessandro Di Battista torna alla carica.

PRIMA IL PAESE. Motivando ufficialmente la richiesta di rinvio con l’emergenza Covid e l’urgenza di dare risposte al Paese alle prese con le drammatiche conseguenze per fare fronte alla pandemia. Ma il sospetto che si tratti dell’ennesima iniziativa di logoramento è forte. “D’altra parte le risposte al Paese che invocano sono già state date con il decreto Ristori appena varato (ieri, ndr) dal Governo”, fa notare più di qualcuno tra i grillini di diversa osservanza. Ma il verbo dibattistiano è chiaro: occorre anteporre le risposte da dare ai cittadini alle questioni interne del Movimento.

Un verbo affidato alla senatrice ed ex ministro M5S Barbara Lezzi, fedelissima del pasionario: “Il Paese è stremato, in questo momento è indispensabile che tutto il governo e il Parlamento lavorino senza alcuna distrazione. Rinviare gli stati generali sarebbe opportuno, quindi, vista la situazione così difficile. E in questo concordo con Alessandro Di Battista”. Incassando però la reprimenda dell’eurodeputato Ignazio Corrao, che insiste invece sull’urgenza degli Stati generali anche per avviare quel turnover radicale nelle posizioni apicali, interne e di governo in un Movimento che “da mesi ormai agisce come copia sbiadita del Pd, senza alcuna identità”, assesta il fendente.

Gli Stati Generali “in condizioni normali, visto il ritorno della pandemia” si sarebbero potuti “anche rinviare, ma visto che il governo è rappresentato per due terzi da un partito che non ha avuto alcun momento di rinnovamento e confronto interno da anni, mi sembra impensabile pensare di poter andare avanti così, perché se non c’è legittimazione politica governa la burocrazia”, aggiunge Corrao. Dall’attuale vertice arriva, però, la chiusura totale alla richiesta dell’ala Di Battista. Con Crimi che conferma la convocazione dell’assise nazionale per il 14 e 15 novembre, sebbene rinviando di una settimana la conclusione dei tavoli locali ad eccezione di quatto regioni: “La fase difficile, di incertezza, che stiamo attraversando – taglia corto il capo politico – ci pone di fronte alla necessità di essere ancora più solidi e compatti”.

TANTI SALUTI. E mentre resta da capire quale sorte attende il gruppo dei dissidenti dibattistiani a Bruxelles, in Parlamento il Movimento perde altre due pedine. Alla Camera Rina De Lorenzo lascia il gruppo M5S e trasloca in Leu, dopo aver denunciato la “gogna” di Rousseau a cui sarebbe stata sottoposta con la scusa delle mancate restituzioni che sostiene, al contrario, di aver onorato. Al Senato saluta, invece, Tiziana Drago, lamentando scarsa attenzione alla famiglia e alla scuola. A Palazzo Madama il conto delle defezioni tra i grillini arrivano così a quota 16. Ma l’ultimo non dovrebbe influire sui numeri risicati della maggioranza: la senatrice, come l’altra fuoriuscita Marinella Pacifico, da tempo non partecipava alle votazioni.