Incontrate anche le parti sociali, Mario Draghi continua a non parlare di poltrone e soprattutto di quelle bramate dalle forze politiche che si apprestano a sostenere il suo Governo. Nei partiti sono sull’orlo di una crisi di nervi. Non hanno neppure potuto discutere di quella solita rosa di nomi a cui sono abituati quando avvengono le consultazioni per la formazione di un nuovo esecutivo. Il premier incaricato ha lasciato intendere che agirà in autonomia, privilegiando tecnici di sua fiducia e a quanto pare la stessa geografia dei Ministeri verrà ridisegnata.
Le norme attuali prevedono un massimo di 14 ministri con portafoglio, a cui se ne possono aggiungere altri senza portafoglio, ma il totale, compresi i sottosegretari, non può superare le 65 unità. L’ex numero uno della Bce non appare minimamente intenzionato ad assegnare il numero massimo degli incarichi e la politica sembra debba rassegnarsi a dicasteri di secondo piano e contentini nel sottogoverno.
LA SQUADRA. Lasciando a quanto pare sempre meno spazio ai partiti, l’ex presidente della Banca Centrale Europea sul Mef, dove non si esclude comunque decida di mantenere l’interim affiancato da due vice, sembra puntare soprattutto su Ernesto Maria Ruffini, attualmente al vertice dell’Agenzia delle entrate, mentre al Ministero dell’Interno, nel segno della continuità, viene considerata probabile una riconferma di Luciana Lamorgese, anche se continua ad essere gettonato pure un altro prefetto, Lamberto Giannini. Per il delicato ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, sono particolarmente quotati i nomi di Daniele Franco, direttore generale della Banca d’Italia, e Alessandra Dal Verme, ispettrice per gli affari economici del Mef.
Alla Farnesina, dove vorrebbe restare Luigi Di Maio, potrebbe arrivare Elisabetta Belloni, segretario generale del Ministero degli esteri, o Marta Dassù, ex viceministro degli esteri con Enrico Letta. Per il ministero della giustizia, uno dei dicasteri dove a livello politico gli equilibri sono più delicati, viene data quasi per certo Marta Cartabia, ex presidente della Consulta, mentre all’istruzione, dove vi sono diverse altre difficoltà, Draghi sembra scommettere su Patrizio Bianchi, ex assessore in Emilia-Romagna, o Cristina Messa, già rettrice dell’Università Bicocca di Milano, mentre alle pari opportunità potrebbe essere destinata Linda Laura Sabbadini.
Sul fronte politico, invece, i dem puntano principalmente sugli attuali ministri Dario Franceschini e Lorenzo Guerini, il Movimento 5 stelle su Di Maio e, per l’ambiente, su Stefano Buffagni o Stefano Patuanelli, Leu su un bis per Roberto Speranza, Bruno Tabacci su un posto per sé in rappresentanza dei centristi, Italia Viva su Teresa Bellanova, Forza Italia su Antonio Tajani e la Lega su Giancarlo Giorgetti, ma ad ambire a un ministero è anche Emma Bonino.
LE PREVISIONI. Sui possibili ministri si sono scatenati anche i betting analyst di oddsdealer.com, che hanno già aperto le scommesse su un ministero per Tajani, un’ipotesi data a 1,52. Ancora più bassa, come riporta Agipronews, la quota per il leghista Giorgetti, visto che l’ex sottosegretario è dato a 1,21, in vantaggio rispetto a Giulia Bongiorno (a 4,55) e a Gianmarco Centinaio (a 9,15). Tra i 5 Stelle scendono invece le quotazioni di Di Maio. Un suo ingresso nella squadra di governo è lontano a 3,02. In quota dem, poi, viene considerato favorito Franceschini, a 1,15, su Andrea Orlando, dato a 3,02, e Guerini, dato a 4,55. E anche Speranza, attuale ministro della salute, viene considerato della partita.