Un po’ agenti e un po’ Forconi

di Antonio Rossi

Sono i nuovi poveri, ma anche i nuovi indignati. Sono gli uomini dello Stato che lo stesso Stato maltratta di più. Sono i poliziotti, da ieri un po’ agenti e un po’ forconi. Gli uomini del reparto mobile che, nel corso delle proteste, si sono tolti i caschi antisommossa, sono stati ritenuti da molti solidali con gli autori delle manifestazioni. Tutti sullo stesso carro. Le questure si sono affrettate a smentire, i sindacati si sono divisi, ma il dado è tratto. Dell’Italia, Paese immobile dove la maggior parte delle famiglie non riesce ad arrivare alla fine del mese, non ce la fanno più neanche quelli che indossano una divisa.

Divise maltrattate
I poliziotti, come gli altri appartenenti alle forze dell’ordine, sono stati messi da tempo alla fame. Hanno stipendi che si aggirano sui 1.200-1.300 euro, straordinari bloccati e, se qualcosa non cambierà in fretta, la prospettiva di andare incontro a una pensione da 700 euro al mese. Ma c’è di più. Il personale è ridotto all’osso, i turni sono massacranti e nelle caserme manca ormai tutto, dalla benzina per far partire le volanti agli equipaggiamenti. Poliziotti a cui lo Stato chiede tanto senza dare nulla in cambio, al massimo una medaglia quando nelle strade ci rimettono la vita. “La misura è colma e se non ci sarà un immediato e repentino cambio di direzione siamo ormai prossini al collasso”, hanno sostenuto spesso i sindacati di categoria negli ultimi mesi. In alcuni reparti si è arrivati alla colletta, con colleghi più anziani che si tassano di 20-30 euro per dare un piccolo aiuto ai più giovani. Gli organici, a Roma, si sono ridotti del 30% in dieci anni. A San Basilio, la cosiddetta Scampia capitolina, c’è così una divisa ogni 1.400 abitanti e a Ostia, dove stando alle ultime inchieste della Procura romana si sarebbero radicate le mafie, una ogni 2 mila abitanti.

La svolta
Questo il clima che ha visto i poliziotti costretti per l’ennesima volta a fare da pungiball nelle piazze. A Torino, dove la manifestazione dei forconi per alcuni momenti è degenerata, e a Genova si è però arrivati a quel gesto del casco antisommossa tolto dagli agenti. “Sono come noi, sono con noi”, hanno urlato molti manifestanti rivolgendosi alla Polizia. “Nessun segno di solidarietà, semplicemente erano cessate le esigenze operative che impongono di indossare il casco e come solitamente accade è stato tolto”, si sono affrettati a precisare dalle questure. E ancora: “Comportamento ordinario, collegato al venir meno dei problemi di ordine pubblico”. Il dibattito però è aperto. La Rete è esplosa e ancora una volta ha raccolto il malessere dei comuni cittadini e degli agenti, anche loro intolleranti verso l’attuale stato delle cose. Divisioni su un gesto che hanno coinvolto anche i sindacati di categoria. Numerose le sigle che hanno respinto l’idea di poliziotti forconi, ma non sono mancate quelle che nei caschi tolti hanno invece voluto vedere un comune sentire tra controllori e controllati. “Togliere il casco è stato un segno di manifesta solidarietà e totale condivisione delle ragioni a base della protesta – ha sostenuto Felice Romano, segretario del Siulp. Un atto che per quanto simbolico dimostra che la misura è ormai colma e che la stessa politica è ormai lontana dai problemi reali”. “Segno di solidarietà con quella parte dei manifestanti che ha pacificamente mostrato il proprio disagio”, gli ha fatto eco il segretario dell’Ugl Polizia, Valter Mazzetti. Segnali di solidarietà o meno con i forconi certo è che anche i poliziotti non ce la fanno più a tenere solo per sé il disagio. Nulla sembra più come prima.