Le Lettere

Un Santo laico

Il governo vuole dedicare una festività a San Francesco, ma Mattarella obietta: e perché Santa Caterina no? Mi sembra il teatrino della parrocchietta.
Marta Cosenza
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Gentile lettrice, non ho nulla contro San Francesco e Santa Caterina. Da ateo, studio la storia e so che il loro pensiero s’inquadra in un tempo preciso. E noto quanto diversa sia stata la predicazione francescana da quella invece d’un altro frate, Girolamo Savonarola (1452-1498), che due secoli più tardi sprofondò Firenze in un incubo oscurantista e finì torturato e bruciato per ordine del Papa. Famose le sue tirate contro le donne, causa di lussuria e perdizione. Al contrario Francesco incarnò ideali che sentiamo ancora oggi: la fratellanza, il rispetto della natura e del mondo animale, la pace come stato interiore e come obiezione alla guerra. Ciò detto, mi chiedo se fosse proprio necessario decretare la festa di un altro santo, anziché finalmente quella di altri grandi, magari credenti ma laici, come Dante, uno dei maggiori poeti di tutti i tempi, o Leonardo o Michelangelo o Galilei. “Oggi mi godo la festa di Dante”: credo che darebbe soddisfazione a molti. La scelta di un santo mi sembra voglia protrarre una condizione da Italietta anteguerra, parrocchiale, succube della Chiesa, che a sua volta non conta più niente, specialmente dopo Papi come Ratzinger e Leone. Del resto, la nostra mini premier, zelantissima nel sostenere il governo genocida d’Israele, si proclama cristiana (“Sono Giorgia, sono madre, sono cristiana”) e un contentino a chi le ha creduto deve pur darlo. Ma sì, al diavolo i bambini palestinesi bruciati vivi a Gaza.

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