Una catena di intermediari dal Qatar al Marocco

Così arrivavano le tangenti. I dettagli nei verbali degli indagati. E intanto Bruxelles scarica Avramopoulos.

Una catena di intermediari dal Qatar al Marocco

Sembra proprio che il Qatargate sia ben più grande e losco di quanto non si potesse pensare. Già perché a quanto pare a pagare le mazzette per condizionare l’Europarlamento non era solo il governo di Doha ma di sicuro anche quello del Marocco e forse anche quello di altri Stati. A rivelarlo ai giudici è stato Antonio Panzeri (nella foto), l’ex europarlamentare del Pd poi passato ad Articolo1, che avrebbe tirato in ballo anche altri Paesi, su cui gli inquirenti stanno cercando riscontri, che avrebbero preso parte a questo gigantesco scandalo corruttivo che rischia di essere soltanto la punta dell’iceberg.

Così arrivavano le tangenti. I dettagli nei verbali degli indagati. E intanto Bruxelles scarica Avramopoulos

Un sospetto più che legittimo alla luce delle dichiarazioni che gli arrestati, uno dopo l’altro, stanno affidando agli inquirenti. Particolarmente indicativo del modus operandi usato dagli indagati per far girare i soldi è quanto ha fatto mettere nero su bianco l’assistente parlamentare Francesco Giorgi – compagno dell’ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili (nella foto con Panzeri) – che ha spiegato, secondo quanto riferito dal Fatto Quotidiano, che le tangenti del Qatar passavano per un contatto con un “algerino” che lavorava per il governo di Doha.

Questi, secondo quanto trapela, metteva in contatto Giorgi con un intermediario residente in Turchia che, in ultimo, forniva il numero di telefono del contatto finale, questa volta in Belgio, che consegnava materialmente il denaro. “E io (Giorgi, ndr) ogni volta cancellavo quei numeri”, svela il quotidiano che ha potuto leggere il verbale.

Insomma un sistema piuttosto articolato che attraverso numerosi accorgimenti – tra cui il ricorso massiccio a telefonate tra diversi intermediari situati in diversi Paesi fuori dall’Ue – sembra pensato con il preciso intento di depistare eventuali indagini. Diverso – e più semplice – il modus operandi usato dal Marocco che ha impiegato i propri servizi segreti potendo contare sull’ambasciatore marocchino a Varsavia, Abderrahim Atmoun, che intratteneva le relazioni con Giorgi, Panzeri e l’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino.

L’eurodeputato Pd Cozzolino vuole parlare ai magistrati belgi che indagano sul Qatargate e rinunciare all’immunità

Proprio quest’ultimo, sospeso dai dem e che al momento non risulterebbe indagato, ieri ha deciso di prendere la parola per chiedere di essere ascoltato dal giudice belga, Michel Claise. “Da oltre una settimana sono chiamato in causa sulla stampa nel Qatargate sulla base di sospetti e illazioni, pur non avendo ricevuto alcun avviso o comunicazione giudiziaria da parte delle autorità inquirenti” ha spiegato il politico italiano.

Lo stesso poi conclude spiegando che “essendo tale condizione ingiusta e mortificante ho dato incarico ai miei avvocati di presentare al giudice istruttore belga, Michel Claise, una formale istanza con la quale, pur dichiarandomi estraneo ai fatti, chiedo di essere sentito per contribuire all’accertamento della verità, rinunciando a tal fine alle guarentigie dell’immunità parlamentare”.

Quel che è certo è che questa storia è ben lontana dall’essere conclusa e rischia di allargarsi sempre più. Nelle ultime ore a tremare è l’ex commissario Ue, Dimitris Avramopoulos, che pur non risultando indagato è sempre più nel mirino dei pm per una aver ottenuto una parcella da 60mila euro al fine di tenere due conferenze e scrivere un articolo. Un pagamento ritenuto “fuori mercato” dagli investigatori e, a quanto pare, anche dalla Commissione Ue stessa che ieri ha fatto sapere che “nella giornata di lunedì abbiamo effettuato verifiche interne alla Commissione relative alle attività dell’ex commissario Avramopoulos. Abbiamo notato che ha visitato vari commissari, almeno nelle date dal 15 al 17 novembre 2021”.

Incontri, prosegue la nota, “che l’ex commissario ha definito brevi visite di cortesia a ex colleghi o al suo successore Ylva Johansson o ad una sua vecchia conoscenza come Stella Kyriakides” che presentano alcune anomalie visto che “in nessuno di questi incontri, da quanto ci risulta, rappresentava l’Ong per la quale aveva richiesto l’autorizzazione all’attività di quel mandato, né venivano discusse questioni del genere”.

A dirlo è il primo portavoce della Commissione Ue, Eric Memer, che ha parlato anche del fatto che Avramopoulos “ha anche incontrato occasionalmente ex colleghi per incontri privati” sospetti per i quali la Commissione chiederà conto all’ex commissario. Intanto il Qatargate continua a causare scossoni, con l’ultimo che arriva dal Consiglio generale della Confederazione sindacale internazionale (Ituc) che ieri ha sospeso il suo segretario generale, Luca Visentini, dopo il suo presunto coinvolgimento in questo scandalo internazionale.

 

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