Una moneta un po’ troppo virtuale

Di Paolo Fiore per l’Espresso

Ricco è bello, anonimo è meglio. Se Ue, Cina e Stati Uniti continuano a essere cauti sulla sicurezza delle criptovalute, i paradisi fiscali si stanno buttando a capofitto sui Bitcoin.

Il più entusiasta sostenitore della moneta elettronica è il governo di Jersey. Lo staterello britannico della Manica ambisce a proporsi come “l’isola dei Bitcoin” e punto di riferimento per quella che un video promozionale definisce “la rivoluzione monetaria”. All’inizio di agosto verrà battezzato il Global Advisors Bitcoin Investment Fund (Gabi), il primo fondo al mondo in criptovaluta “regolamentato”. In questo caso dalla Jersey Financial Services Commission (Jfsc), l’organismo che dirige il complesso traffico di attività finanziarie del Paese.

In sostanza, le possibilità di investimento in Bitcoin si moltiplicano, in prospettiva anche ai fondi pensione. Il lancio del Gabi si è trasformato in uno spot per l’intera isola, che tenta così di attrarre nuovi investimenti e startup: “Jersey è il posto perfetto per lo sviluppo delle monete virtuali – dice il video promozionale -. Ha un sistema finanziario solido ma abbastanza agile da accogliere le novità della fintech”, l’industria della finanza digitale. E anche i commercianti del posto si sperticano in complimenti: “I Bitcoin sono un sistema di pagamento rapido, efficiente e con costi di gestione bassissimi”.

Ma come la mettiamo con la sicurezza? Jersey non brilla certo per trasparenza: è nella top ten del Financial Secrecy Index , la graduatoria che ogni anno fa le pulci ai paradisi fiscali. Il governo ha promesso “un’analisi approfondita dei rischi derivanti dalla criptovaluta legati al riciclaggio” di denaro sporco. Peccato che quest’indagine sarà inoltrata al governo “entro la fine del 2014”. Cinque mesi dopo il lancio del fondo d’investimenti. Come a dire: intanto attiriamo i soldi (virtuali ma verissimi); ci sarà tempo per pensare alla trasparenza.

Anche se i Bitcoin non sono evanescenti come si favoleggia, sono comunque anonimi. Al momento, quindi, le guardie sembrano essere un passo indietro rispetto agli eventuali ladri. Il procuratore generale di Roma, Luigi Ciampoli, si è spinto a dire che “i Bitcoin non offrono chiarezza nella tracciabilità e possono essere strumento per riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo e delle mafie e per traffici illeciti”. Bankitalia ha confermato che “sono in corso approfondimenti sul potenziale di rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo”. Anche attraverso i sentieri della Silk Road, il mercato sotterraneo di Internet che permette di acquistare tutto. Ma proprio tutto, dalle armi alla droga. La European banking authority ha messo in guardia i consumatori, “ricordando che le transazioni anonime potrebbero essere usate per attività criminali”. La Financial industry regulatory authority americana ha sottolineato che i Bitcoin nascondono “qualcosa più che un piccolo rischio”.

Come in tutti i fenomeni nuovi e in rapida espansione, non ci sono certezze. Nel dubbio, tra moniti e cautele, ci sono stati Paesi (come Cina e Vietnam) che sono arrivati a vietare le criptovalute. Nel dubbio, i paradisi fiscali della Corona hanno avuto la reazione opposta.

Jersey non è l’unico scoglio nella Manica finanziariamente disinvolto che sta puntando sui Bitcoin. Sull’Isola di Man, sei imprese (tra le quali le poste di Stato e la multinazionale Kpmg) si sono coalizzate per creare un incubatore che offre servizi gratis o fortemente scontati alle startup che si occupano di moneta virtuale. Un’altra isoletta britannica, Alderney, ha valutato l’introduzione di una sorta di Bitcoin ancorato al valore dell’oro. Prima di fare marcia indietro, ma solo perché, dopo la bancarotta di Mt.Gox (una delle principali piattaforme di scambio) l’adozione della moneta virtuale avrebbe potuto minacciare la reputazione del sistema finanziario locale. Che sulla “riservatezza” ha costruito le sue fortune. Come hanno fatto anche le altre isole di quell’arcipelago tra Francia e Inghilterra che ora non vuole farsi sfuggire le opportunità della moneta virtuale.