Una Rai chiusa al cambiamento. Assist a chi spinge per privatizzarla. Parla il vice presidente 5S della Vigilanza, Di Nicola: “Parlare alla pancia del Paese non è servizio pubblico”

“Sarebbe bastato chiedere scusa, addebitando il disservizio a un problema tecnico da loro stessi denunciato, e invece…”. E invece l’inquadratura tagliata del vicepremier Di Maio dal servizio andato in onda venerdì scorso a Genova, dove campeggiavano quelle di Salvini, Toti e Bucci, è diventata un vero e proprio caso politico. Sfuggito di mano quando, al reclamo dei Cinque Stelle (“un fatto inaccettabile”), l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti di Viale Mazzini, ha replicato gettando altra benzina sul fuoco: “RaiNews24 è una testata giornalistica, non l’ufficio stampa di alcuna parte politica…”. Roba da far saltare sulla sedia il senatore M5S, Primo Di Nicola, vice presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai.

Lei ha parlato di brutta pagina del servizo pubblico. Perché?
“Sono stati traditi i principi basilari della corretta informazione e le regole deontologiche che dovrebbero imporre al giornalista che compie un errore di ammetterlo, chiedendo scusa ai telespettatori e agli interessati”.

Per i sindacati, però, i 5S non sarebbero le vittime di un errore, ma gli autori di un attacco all’indipendenza della testata…
“Ma quale attacco! Noi all’autonomia dei giornalisti ci teniamo. Peraltro, in questo caso, non trattandosi di un problema sindacale non si capisce cosa c’entrino il comitato di redazione e l’Usigrai. Il problema, piuttosto, è di natura giornalistica e a rispondere avrebbe dovuto essere al massimo il direttore, che invece, ha taciuto”.

Ma lei si è spinto oltre, sostenendo che così si danno argomenti a chi sostiene che la Rai è irriformabile e va privatizzata. Conferma?
“È evidente che, se non si rispetta il principio della corretta informazione, ribadito dal contratto di servizio tra Rai e Mise, siamo di fronte a un grosso problema. La Rai non è solo lottizzazione, sprechi e nuovi palinsesti, ma è soprattutto servizio pubblico, essenziale per una sana democrazia. Tradire questo principio, peraltro senza mostrare la minima voglia di cambiare nonostante le decennali lamentele di utenti, associazioni e Parlamento, dà ragione a chi sostiene che la Rai è irriformabile. Se così stanno le cose è lecito chiedersi se vale la pena spendere tante risorse per un’azienda, giornalisti in testa, che sembra andare in un’altra direzione”.

Solo i giornalisti o anche alcune scelte del management? L’ex direttore di Radio Padanaia Poletti, ad esempio, neoconduttore di Uno Mattina Estate ha dichiarato di parlare alla pancia del Paese…
“Noi crediamo molto al Piano industriale dell’Ad Salini per una Rai rinnovata nell’organizzazione e nei programmi. Io non entro nel merito dei programmi e delle scelte editoriali sui conduttori, ma se sento parlare di una Rai che vuole rivolgersi alla pancia del Paese allora non ci siamo”.

Venerdì il Cda affronterà il nodo della doppia presidenza Rai-RaiCom di Foa, che lei stesso ha sollevato in Vigilanza dove è passata la sua risoluzione contro il doppio incarico. Si aspettava che Foa avrebbe ignorato il voto e che l’azienda rimettesse la questione al Cda dove, peraltro, il voto di Salini si preannuncia cruciale?
“Aspetto le dicisioni del Cda con grande rispetto dei ruoli. Sarà anche un’occasione per verificare quanto contino le indicazioni del Parlamento all’azienda del servizio pubblico. Tenendo conto che, la nomina del presidente Rai è legata ad un voto della Vigilanza nel quale il rapporto fiduciario è vincolante”.

Ma se il Cda confermasse la doppia presidenza di Foa, i 5S potrebbero sfiduciarlo in Vigilanza dal ruolo di presidente Rai?
“Al contrario del gradimento espresso dalla Vigilanza alla nomina di Foa alla presidenza di Rai Spa, le risoluzioni della commissione non sono giuridicamente vincolanti. Ma tenendo conto dei rischi per i contenziosi amministrativi che si potrebbero aprire, è chiaro che ciascuno si assumerà le proprie responsabilità, a partire da quelle per eventuali danni erariali che, si achiaro, se dovessero arrivare, dovranno essere pagati non con i soldi dell’azienda ma esclusivamente dagli amministratori che li hanno causati”.

Ma se la Rai si reputa in diritto di ignorare un atto della Vigilanza, sebbene giuridicamente non vincolante, ma politicamente rilevante, è lecito dubitare dell’utilità della Commissione?
“E certo! Se così dovessero andare le cose si affermerebbe il principio dell’irrilevanza della Commissione di Vigilanza e insieme ad essa dello stesso Parlamento. Mi domando in nome di quali interessi si possa arrivare a lanciare una tale sfida alle due Camere che incarnano la volontà popolare”.