Una riforma necessaria

di Gaetano Pedullà

La direzione del Pd approva all’unanimità la bozza di legge elettorale targata Renzi. Il segretario però aspetti a tirar fuori lo champagne. Chieda a Prodi di quella notte dopo l’assemblea dei parlamentari che il giorno dopo l’avrebbero impallinato nella corsa al Quirinale. Se all’epoca i franchi tiratori furono 101, questa volta a fare i loro conti rischiano di essere molti di più. Tra percorso parlamentare accidentato, l’opposizione dei Cinque Stelle e la resistenza a oltranza di tutti quei parlamentari che sanno di non poter recuperare il seggio, di tempo ce n’è per capire se e quale legge elettorale si potrà approvare. Per questo l’accelerazione imposta da Renzi e Berlusconi è fondamentale. L’uscita plateale del presidente del Partito democratico, Cuperlo, dalla sala della direzione, sta a significare che l’opposizione alla legge è già partita. Il nocciolo attorno a cui crescerà sarà la stabilità del governo. E un po’ per salvare l’alleanza con gli Alfaniani, un po’ per togliere una pericolosa spada di Damocle sulla testa di Letta, l’obiettivo di approvare la norma entro maggio non è affatto scontato. La proposta del segretario segna però un grande passo avanti verso il cambiamento. L’Italia ha bisogno di riforme profonde, leggi anche dolorose che solo un governo retto da una forte maggioranza politica può realizzare. Chi ha difeso le larghe intese, sostenendo che un governo debole era meglio che niente, oggi ha la responsabilità di averci fatto perdere un anno. Mentre in tutto il mondo si fa largo la ripresa, qui non abbiamo fatto una sola riforma e oggi cresciamo meno di tutti in Europa. Questa legge elettorale, che piaccia o no, è la chiave per cambiare registro prima che si faccia ancora più tardi. Singoli parlamentari e partitini provino pure ad alzare le barricate per difendere l’ultima briciola di potere che gli resta. Se però non andremo a votare presto per cambiare il Paese, su quelle barricate ci cadrà la politica intera.