Una seconda ondata è possibile. Il Paese deve farsi trovare pronto. Speranza: “C’è ancora bisogno di prudenza e cautela”

“Una seconda ondata è temuta da tutti gli scienziati del mondo. La storia delle epidemie ci consegna un elemento ricorrente, i decisori politici non possono sottovalutare questa eventualità: dobbiamo farci trovare pronti. Le scelte che stiamo facendo, ad esempio che i posti letto in terapia intensiva aumentino del 115%, l’idea di assumere un numero significativo, inedito, di infermieri di quartiere, sono tutte cose che servono esattamente perché siamo preoccupati dall’ipotesi di una seconda ondata: il Paese deve farsi trovare pronto e deve farsi trovare pronto nella sua interezza”. E’ quanto ha detto a SkyTg24 il ministro della Salute, Roberto Speranza, a proposito di una possibile evoluzione dell’epidemia di Coronavirus.

“A settembre – ha aggiunto il ministro – senz’altro le scuole riapriranno. In queste ore c’è un lavoro molto consistente da parte del comitato tecnico scientifico in collaborazione con il ministero dell’Istruzione perché questa riapertura avvenga nella massima sicurezza. Anche io sono padre di due bimbi che vorrebbero tantissimo riabbracciare i propri compagni e le proprie maestre, è stata una sofferenza vera vederli a casa, ma abbiamo dovuto fare delle scelte. E’ evidente che ora dobbiamo lavorare senza aspettare settembre, ma in queste ore lo stiamo già facendo, per costruire condizioni di ripartenza in sicurezza”.

“Sull’app Immuni – ha detto ancora Speranza – siamo alle battute finali, abbiamo fatto un lavoro molto accorto, credo sia giusto farlo con questa attenzione, perché stiamo parlando di uno strumento importante che entrerà nella vita dalle persone. Ci auguriamo che il massimo numero di italiani possa decidere volontariamente di scaricare quest’app, e sarà uno strumento in più. Di strumenti ne abbiamo messi in campo tanti, l’App è un pezzo di una strategia più complessiva”.

“C’è un confronto in corso con le Regioni – ha spiegato il ministro della Salute – che poi avranno un ruolo determinante. Non basta un solo punto, c’è bisogno di una strategia in cui dentro ci sono tante cose: la app, i test sierologici, il rafforzamento del nostro sistema ospedaliero, e rafforziamo anche in maniera significativa l’assistenza territoriale e investiamo sull’assistenza domiciliare. Oggi solo il 4% delle persone che hanno più di 65 anni hanno la possibilità di ricevere assistenza domiciliare, con l’ultimo decreto Rilancio, con le risorse che abbiamo investito, passiamo dal 4 al 6,7%. La media dei paesi Ocse è il 6%”.

Speranza ha parlato anche dell’indagine a campione attraverso i test sierologici, importanti perché consentiranno di capire “che cosa è avvenuto in queste settimane, mesi, in termini quantitativi”. “In questi primissimi giorni – ha spiegato – il grosso del lavoro è telefonico: telefonate che arrivano a casa dei singoli cittadini selezionati dall’Istat per fissare un appuntamento per il prelievo di sangue. E’ fondamentale che le persone che vengono contattate dalla Croce Rossa rispondano positivamente a questa chiamata. Avere questi risultati consentirà ai nostri scienziati di avere un’arma in più di conoscenza di questa epidemia nel nostro Paese. Fare questo prelievo di sangue è un contributo che si dà alla ricerca del nostro Paese per affrontare un’epidemia così difficile come quella che abbiamo conosciuto in queste settimane”.

“C’è un lavoro un lavoro in corso da settimane nelle nostre Regioni – ha detto ancora – per rendere lo spazio di tempo che passa” dalla rilevazione della positività attraverso il test sierologico al tampone “il più breve possibile”. “Oggi – ha aggiunto – i nostri dati non sono quelli delle settimane passate, siamo ancora in una fase in cui c’è bisogno della massima prudenza e cautela, ma è senz’altro vero che i numeri con cui abbiamo a che fare sono molto più contenuti. Oggi abbiamo numeri quindici o venti volte più piccoli rispetto a quelli che abbiamo visto in alcuni passaggi più drammatici dei mesi scorsi. Questo ci aiuta a essere anche più veloci. I tamponi devono essere fatti nel minor tempo possibile perché questo ci consente di essere più efficaci nel tracciamento e nell’isolare i casi positivi”.

I DATI DI OGGI

E’ di 397 casi (ieri era di 300) l’incremento di nuovi malati di Coronavirus. Il numero totale dei pazienti attualmente positivi, secondo l’ultima rilevazione del Dipartimento della Protezione civile, è di 52.942, con una decrescita di 2.358 assistiti. Tra gli attualmente positivi, 521 si trovano ricoverati nelle terapie intensive, con una decrescita di 20 pazienti rispetto a lunedì, 7.917 sono degenti con sintomi nei reparti ordinari, con un decremento di 268 pazienti, 44.504 malati, pari all’84% del totale, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Rispetto a ieri i deceduti sono 78 in più (il dato più basso dal 2 marzo) e portano il totale a 32.955 vittime. Il numero complessivo di guariti e dimessi sale, invece, a 144.658, con un incremento di 2.677 persone. Nel dettaglio (qui la mappa dei contagi) i casi attualmente positivi sono: 24.477 in Lombardia, 6.941 in Piemonte, 4.146 in Emilia-Romagna, 2.431 in Veneto, 1.522 in Toscana, 1.438 in Liguria, 3.538 nel Lazio, 1.575 nelle Marche, 1.184 in Campania, 1.539 in Puglia, 513 nella Provincia autonoma di Trento, 1.430 in Sicilia, 375 in Friuli Venezia Giulia, 909 in Abruzzo, 179 nella Provincia autonoma di Bolzano, 42 in Umbria, 224 in Sardegna, 31 in Valle d’Aosta, 238 in Calabria, 174 in Molise e 36 in Basilicata.