Una stagione nuova per i moderati

di Gaetano Pedullà

La rottura è consumata, ma comunque la vediate è molto meglio così. I partiti carismatici non sono mai sopravvissuti al loro fondatore e con la decadenza del Cavaliere dal Senato un bel gruppetto dei suoi parlamentari si è portato avanti. Adesso, sotto la guida di Alfano, questi innovatori (quanto fa rima con traditori…) faranno da stampella a un governo delle un po’ meno larghe intese. Con l’alibi che non c’è alternativa a questo esecutivo perché l’Europa e i mercati ci punirebbero (perché, cosa hanno fatto finora?) questi signori punteranno a tenersi più a lungo possibile la poltrona. Comunque si apparecchino la nuova legge elettorale, al prossimo giro se lo sognano di prendere i voti. Ma al prossimo giro, quando sarà, difficilmente avremo ancora Berlusconi. Dunque anche il patrimonio elettorale dei cosiddetti falchi finirà dissolto. Per i moderati e il Centrodestra è dunque la fine di un’era. Ma anche l’inizio di una stagione nuova. Molto dipenderà dalle sorti del governo. Conquistata la segreteria del Pd l’8 dicembre, Renzi avrà legittimamente tutto l’interesse ad andare al voto prima del semestre di presidenza italiana della Ue, travolgendo un Centrodestra al quale non vorrà dare il tempo di riorganizzarsi. Se però Enrico Letta resisterà a Palazzo Chigi, anche il Centrodestra potrà costruire qualcosa di nuovo, cercare nuovi leader e ritrovare un’identità. Intanto comunque si resta nella palude. Il governo imposto da Napolitano per garantire l’Europa ieri si è svegliato con il peggiore degli incubi: neppure Bruxelles gli fa credito e nonostante i sacrifici della legge di stabilità la Commissione Ue ha bocciato la manovra. Uno schiaffo di fronte al quale Letta ha mostrato ben poco dei suoi decantati attributi, limitandosi a una reazioncina che non ha certo impensierito nessuno. Così si continua ad annaspare. La ripresa la vedono solo Letta e Gianfranco Alfano. Opss… Gianfranco è Fini e Alfano è Alfano.