Unioni civili, braccio di ferro tra Pd e Ncd. Schiaffo dem ad Alfano: “Sulla stepchild adoption nessun passo indietro”

di Lapo Mazzei

Al Senato è iniziata la partita, anzi il vero e proprio braccio di ferro, sulle Unioni civili che rischiano di disunire non solo la maggioranza ma anche un pezzo delle opposizioni. Per ragioni diverse fra loro il decreto Cirinnà, in particolare laddove si parla di adozioni, è una sorta di mina innescata sul percorso che porta al voto finale, previsto per la metà del mese.

E sulle quelle mine, cariche di voti segreti e emendamenti, potrebbero saltare in molti a partire dagli esponenti del Nuovo Centrodestra. Con la classica scusa non richiesta gli alfaniani, divisi e lacerati su tutto, hann messo le mani avanti. “Non abbiamo incassato nulla. Si sono reintegrate caselle che si erano svuotate anche nel Pd”, sostiene con un linguaggio da Prima Repubblica Renato Schifani, capogruppo di Area Popolare al Senato, a proposito del recente rimpasto di governo che ha visto fortemente premiato il partito di Angelino Alfano. “Erano ruoli che già erano attribuiti a Ncd e anche al Pd e sono stati reinseriti”, spiega l’ex presidente del Senato, “non vedo nessuna connessione né ci sarà nessuna connessione tra queste nomine e la nostra posizione e il voto sul decreto Cirinnà”.

D’accordo, Schifani fa il suo mestiere, con vero disprezzo del pericolo, ma è sotto gli occhi di tutti che il Pd è deciso a non mollare sulle adozioni, le cosiddette Stepchild adoption, e sull’impianto attuale del decreto Cirinnà, mentre i centristi restano contrari sia alla stepchild adoption che all’affido rafforzato. Un perfetto gioco delle parti in base al quale se le adozioni passano ha vinto Renzi, altrimenti sarà un parziale successo dell’Ncd. Che avrà ottenuto un doppo risultato. E tutti potranno dire di aver salvato la faccia. Un bel modo per dire tutto e il suo esatto contrario. In attesa che si vada definendo il quadro fra i due alleati, Pd e Ncd, al Senato governo e dem schivano i primi ostacoli nel percorso che ha come traguardo la regolamentazione delle coppie di fatto e delle unioni omosessuali. L’assemblea di Palazzo Madama ha respinto, con due voti per alzata di mano, le pregiudiziali di costituzionalità e le sospensive relative al testo sulle unioni civili. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha dichiarato quindi aperta la discussione generale. In precedenza, la seconda carica dello Stato aveva ha respinto la proposta, fatta a nome di Forza Italia da Antonio d’Alì, volta a rinviare il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità in attesa del parere della commissione Bilancio. Grasso ha fatto notare che non sussistono le condizioni per il rinvio: alla discussione generale sono iscritti 110 senatori, se tutti interverranno il dibattito durerà fino a 21 ore. I voti sugli emendamenti, in ogni caso, non cominceranno fino a quanto le commissioni parlamentari non avranno espresso i dovuti pareri, ha puntualizzato Grasso. A togliere suspense al voto per alzata di mano ha contribuito l’annuncio fatto poco prima in aula dal Movimento 5 stelle. I pentastellati , infatti, hanno votato no alle pregiudiziali di costituzionalità sulle unioni civili. Un primo punto a favore della maggioranza.