Urbanistica a Milano, il Comune alza bandiera bianca e dà ragione alla procura: cambiano le regole e partono le richieste di conguagli milionari ai costruttori

A Milano sarà rispettata la legge urbanistica nazionale del 1942. Sotto esame tutti i progetti avviati in città con una semplice Scia

Urbanistica a Milano, il Comune alza bandiera bianca e dà ragione alla procura: cambiano le regole e partono le richieste di conguagli milionari ai costruttori

La guerra dell’urbanistica di Milano è finita. E ha vinto la procura. O meglio, ha perso Palazzo Marino e la sua interpretazione “ambrosiana” del via libera alla costruzione di torri e condomini di lusso mastodontici, grazie a una semplice Scia, senza Piani attuativi e con oneri fortemente ridotti per i costruttori (a scapito delle casse pubbliche). La resa della giunta guidata da Beppe Sala è arrivata mercoledì sera, quando il Comune ha emanato una determina nella quale annunciava “le nuove linee di indirizzo per lo sviluppo delle attività amministrative in materia urbanistica ed edilizia”.

Sposata la legge urbanistica nazionale del 1942

Il documento prevede che “viene stabilito il ricorso al Piano attuativo per gli interventi che prevedono il superamento dei 25 metri di altezza o una densità fondiaria superiore ai 3 mc/mq, e comunque nei casi di discostamento dalle norme morfologiche del PGT. Qualora la superficie territoriale sia superiore ai 20mila mq, dovrà essere reperita una dotazione in aree pari ad almeno il 50% della stessa”.

Inoltre è stabilito che “se previsto un cambio di destinazione d’uso urbanisticamente rilevante, l’Amministrazione dovrà valutare la modalità più idonea per il conferimento delle dotazioni territoriali dovute (misure di compensazione, come servizi, infrastrutture, attrezzature) e se debbano essere reperite mediante cessione, asservimento di aree o loro monetizzazione”.  Che in parole povere suona: faremo tutto ciò che la procura di Milano ci imputa di non aver fatto fino a oggi.

L’ammissione di palazzo Marino

Con quella determina, in partica, Palazzo Marino ha annunciato non solo che da mercoledì anche a Milano si segue la legge nazionale del 1942 (fatto più unico che raro che una Pa ordini a sé stessa di agire secondo legge vigente), ma ammette anche di non aver osservato la norma nazionale per anni.

Si cambia registro

Un primissimo effetto della fine del Far West urbanistico milanese è che gli uffici comunali hanno iniziato a bloccare, emendare, riconsiderare tutte le pratiche passate grazie a una scia. Secondo quanto scoperto dall’avvocato Veronica Dini con il suo accesso agli atti, il “Gruppo di Lavoro istituito in seno al Comune per rianalizzare le pratiche edilizie in autotutela” ha già istruito 48 procedimenti.

A febbraio 2025 ne ha conclusi 26 relativi a progetti per nuove costruzioni più alte di 25 metrio con volumi superiori ai 3 mc/mq con titoli edilizi non ancora rilasciati o efficaci. Di questi per 19 ha chiesto il piano attuativo per la valutazione-pianificazione dei servizi di interesse pubblico; in 13 casi lo ha fatto per scostamento dalle norme morfologiche del pgt; per altri 5 progetti perché in corso su zone poche edificate; in 2 casi per assenza di opere di urbanizzazione primaria (strade, fognature, reti idriche, elettriche e del gas, illuminazione pubblica) e secondaria (scuole, strutture, opere sociali).

Ora il Comune chiede anche i soldi (pubblici) mai versati dai costruttori

Non solo, con molto ritardo il Comune “sta procedendo a richiedere conguaglio” ai costruttori delle monetizzazioni – cioè il pagamento di oneri invece che la cessione gratuita al pubblico di aree dove realizzare servizi per la popolazione – avvenute ai valori che la Procura di Milano ha definito nei propri atti un “prezzo vile”. La differenza che i costruttori dovranno versare verrà calcolata ora in base ai valori aggiornati, e più che raddoppiati per alcune zone della città.

A finire sotto la lente non saranno solo i 20 progetti oggi sotto inchiesta, ma anche quei progetti immobiliari che non sono indagati. Per comprendere la quantità di denaro che il Comune non ha incassato (cioè soldi sottratti alle casse pubbliche che sono rimasti nelle tasche dei costruttori) in questi anni, basta considerare che solo da cinque cantieri finiti nelle inchieste (Bosconavigli, Residenze Lac, Giardino Segreto Isola, Park Towers e Scalo House) le differenze tra le monetizzazioni versate dai costruttori e quelle calcolate dai consulenti dei pm è di quasi 15 milioni di euro.

Quei mq a prezzi “largamente sottostimati”

E sulle monetizzazioni “light” indaga per possibile danno erariale anche la Procura Regionale della Corte dei Conti Lombardia. Del resto, le indagini hanno puntato i fari su monetizzazioni avvenute a cifre fra i 200 e i 500 euro al metro quadrato, un “prezzo sottostimato” rispetto al valore dei terreni che ora è stato aggiornato a cifre, nelle stesse vie e quartieri, che arrivano anche a 1.167 euro al mq. Forse qualcosa è cambiato a Milano.