Doveva essere la giornata decisiva. Si doveva trattare giorno e notte pur di arrivare a un accordo. E ovviamente non è stato così. Tutto rinviato di una settimana. Alla fine il pragmatismo ha prevalso sulle promesse del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Per il futuro dell’ex Ilva di Taranto bisognerà aspettare ancora, almeno il 15 luglio. L’incontro al Mimit con gli enti locali è comunque stato definito dalle parti presenti come “proficuo” e si è chiuso con l’impegno a firmare entro la prossima settimana un accordo inter-istituzionale su una delle due opzioni in campo sul futuro degli stabilimenti di Taranto.
Il primo ad annunciare il rinvio al 15 luglio è stato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: “Dovremmo superare la giornata della Conferenza dei servizi presso il ministero dell’Ambiente per evitare di essere scavalcati da un’Aia che vede la contrarietà della Regione”. Per trovare una soluzione si rimanda tutto a martedì prossimo, quindi, rinviando la Conferenza dei servizi prevista per domani per l’approvazione della nuova Aia.
Per Emiliano è stata una “giornata abbastanza soddisfacente”, con l’individuazione di due scenari: “Un primo per mantenere la strategicità dello stabilimento, come il più importante d’Italia, facendo abbassare i tempi della decarbonizzazione da 12 a 8 anni”. Il secondo scenario è invece legato alla nave rigassifacatrice: “Laddove non ci fosse la possibilità di rifornire i forni Dri con sufficiente gas non sarebbe possibile realizzarli, quindi si farebbero solo tre forni elettrici che non consentono allo stabilimento di avere lo stesso ruolo”. Nessuna decisione definitiva, quindi, ma per Urso si tratta ugualmente di una giornata “decisiva” e “storica” per Taranto e per la siderurgia italiana. Ora, come prevedibile, servono gli approfondimenti tecnici. Entrambe le opzioni, assicura il ministro, permetterebbero di mantenere “la continuità produttiva” e anche i livelli occupazionali.
Ex Ilva di Taranto, Urso garantisce la ripartenza nel 2026
Per Urso, comunque, la linea funzionale di tutti e tre gli altoforni di Taranto sarà garantita a partire dal “primo trimestre del prossimo anno”. Si partirà dalla manutenzione ordinaria di Afo4, poi quella straordinaria di Afo2 e infine i lavori per Afo1 quando verrà disposto il dissequestro. Insomma, entro il primo trimestre del 2026 si punta ad avere “una produzione potenziale di sei milioni di tonnellate, per poi iniziare a realizzare il primo forno elettrico e il primo Dri, a Taranto o altrove, perché ogni Dri alimenta un forno elettrico e le due realizzazioni devono andare di pari passo”.