Vaccinato l’80% degli italiani. Figliuolo ammette che non basta. Preoccupano gli 1,8 milioni di over 50 non immunizzati. Terza dose in arrivo: si parte a fine mese con i fragili

Con i vaccini si va avanti ma i numeri registrati fino a oggi potrebbero non essere considerati sufficienti. Parola del generale Figliuolo.

Vaccinato l’80% degli italiani. Figliuolo ammette che non basta. Preoccupano gli 1,8 milioni di over 50 non immunizzati. Terza dose in arrivo: si parte a fine mese con i fragili

Procede la campagna vaccinale ma i numeri registrati fino a oggi (qui il report) potrebbero non essere considerati sufficienti. Parola del generale Francesco Paolo Figliuolo. “Oggi – dice – è un bel giorno perché abbiamo appena raggiunto e di poco superato l’80% delle prime inoculazioni: è un traguardo importante perché ci dice che a fine settembre raggiungeremo l’80% di platea interamente vaccinata, ovvero 43milioni e 200mila cittadini dai 12 anni in su”. Ma c’è un dato che impensierisce il commissario per l’emergenza Covid e sono gli irriducibili over 50: “C’è preoccupazione su quel milione e 800mila cittadini tra i 50-59 anni non ancora vaccinato e anche se abbiamo raggiunto l’82% delle prime inoculazioni questo – dice – potrebbe non bastare”.

Insomma la percentuale magica dell’80% che veniva indicata come soglia di sicurezza potrebbe essere rimessa in discussione. “L’80% basta? Non lo so, probabilmente la scienza ha detto sì a marzo ma se non basta andiamo avanti”. Come? Figliuolo conta sulla moral suasion per convincere i più riottosi, in prospettiva rimane la strada dell’obbligatorietà del vaccino ma questo, non si sbilancia il generale, dovranno deciderlo “i decisori”: “Se riusciamo a scalfire lo zoccolo duro, ne prenderemo atto, se non ci riusciamo o se si arriva ad una percentuale per cui c’è bisogno di fare di più, ritengo che i nostri decisori sapranno cosa fare’’. E il governo, con il premier Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza, ha fatto capire chiaramente che non esclude sui vaccini la strada dell’obbligatorietà. Una linea condivisa da buona parte della maggioranza, dai renziani a Forza Italia passando per il Pd. E che registra invece lo scetticismo, per non dire l’ostilità, della Lega.

Il M5S, favorevole al Green Pass, preferirebbe evitare forzature sui vaccini. “L’obbligo vaccinale è l’extrema ratio”, ha ribadito fino a ieri il leader Giuseppe Conte. Ritornando ai dati, se gli over 50 sono fonte di preoccupazione buone notizie arrivano dal fronte degli under 19. Su 100mila prime inoculazioni di lunedì il 30% ha riguardato la fascia 12-19 anni. Figliuolo conferma l’arrivo della terza dose. Già da settembre a partire dagli immunodepressi, e a seguire anziani e sanitari.

REGIONI A RISCHIO. Anche Sardegna e Calabria potrebbero presto subire un cambio di colore e raggiungere la Sicilia in zona gialla. La Sardegna, al 14%, si aggira da giorni intorno al limite (fissato al 15) per i reparti ordinari e – con il 15% in rianimazione – ha superato di gran lunga quello stabilito per le intensive (la soglia in questo caso è 10) mentre la Calabria registra rispettivamente il 19 e l’8%, la Basilicata 14 e 3% e la Toscana 8 e 9%. Potrebbe giungere sul tavolo del Consiglio dei ministri giovedì prossimo, dopo la cabina di regia, un decreto legge, composto di un solo articolo, per estendere il green pass ai dipendenti pubblici e ai lavoratori del settore privato. Per l’estensione del Green Pass premono sempre più i governatori.

Dal presidente del Molise, Donato Toma, allo stesso governatore leghista della Lombardia. “Io dico che il green pass – spiega Attilio Fontana – può essere utile come mezzo di ritrovata libertà”. Mentre il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, invita a usare il buon senso sul tema ma chiarisce che il suo partito non è contrario a priori: “Nel periodo in cui il vaccino non era disponibile, è stata la Lega a dire di aprire i ristoranti utilizzando i tamponi. Era una sorta di Green Pass primordiale”.

Rimane il nodo sui tamponi. Lunedì c’è stato un incontro tra Confindustria e sindacati. Cgil Cisl e Uil si sono detti favorevoli al certificato verde purché il costo dei tamponi sia a carico delle aziende e non certo dei lavoratori. Il numero uno degli industriali Carlo Bonomi, che ieri ha visto il premier, ha ribadito che non si può pensare che il costo dei tamponi sia a carico delle imprese ma che bisogna pensare a un intervento sociale. Ovvero che a farsi carico delle spese sia il Governo.

Ma dall’Esecutivo trapela che – esclusi i fragili – il costo dei tamponi non sarà coperto dallo Stato non solo perché a pagarli non dovrà essere la collettività ma perché ciò costituirebbe un forte disincentivo alla vaccinazione. Confapi, la confederazione delle piccole e medie imprese, sarebbe invece favorevole all’eventualità che a pagare i tamponi siano i cosiddetti ‘enti bilaterali’ cioè quella rete che ruota attorno alle società per fornire servizi.

“In queste ore lavoriamo per stensione del green pass e poi valuteremo i dati. Se i dati renderanno necessario l’obbligo non avremo paura ma serve ancora qualche settimana di approfondimento. Non è una scelta già presa ma un’opzione possibile che la costituzione consente”. Ha poi ribadito, ospite a Di Martedì, il ministro Speranza precisando che dovranno essere valutati i dati del prossimo mese e mezzo. “Oggi ci sono più dosi – ha aggiunto -, immaginare l’obbligo in una stagione precedente sarebbe stato illusorio, oggi invece con più dosi è una possibilità da valutare, sui dati del prossimo mese e mezzo. Con le varianti che attualmente circolano nel nostro paese i vaccini sono tutti utili, funzionano e sono un’arma straordinaria”.

“Nessuno ha mai parlato di lockdown – ha aggiunto Speranza – Salvini ne dice ogni giorno una diversa, ne parla lui ogni giorno per provare a fare polemica. Io penso che dobbiamo insistere con la campagna di vaccinazione e chiedo a tutti i politici rappresentanti delle istituzioni di non avere ambiguità perché con le ambiguità non si va lontano, si può fare un po’ di campagna elettorale ma non si fa l’interesse del Paese”.